giovedì 22 maggio 2014

Il tempo è imprevedibile, bisogna cogliere l'attimo

Di 
Marialuisa Andaloro

Da sempre il tempo è stato uno dei temi principali della speculazione dell'uomo, in filosofia come in poesia e in musica; ma cosa è il tempo?
Sin dall'antichità, molti letterati e filosofi hanno elaborato riflessioni sul destino dell'essere umano e sul tempo che scorre. Il poeta latino Orazio, ad esempio, compone delle Odi che riguardano lo scorrere del tempo inesorabile e la brevità della vita umana. La più famosa e significativa dal punto di vista etico è l'Ode 11, in cui il "carpe diem" non è un semplice invito a godere, ma ad assaporare quell'attimo unico che non ritornerà mai più. Anche il filosofo Seneca arriva a delle conclusioni sul tempo che lo portano ad affermare che da un lato il tempo scorre velocemente e perciò l'uomo è nato per vivere un'età breve; dall'altro che occorre fare i conti con la vita vissuta e non bisogna rinviare all'infinito le proprie decisioni. Bisognerà, quindi, usare bene il proprio tempo, perché esso è un bene prezioso. 
Oltre che nella filosofia antica, anche nella filosofia cristiana Agostino analizza il problema della fugacità del tempo che non riguarda Dio (perché il tempo è una sua creatura), ma che invece dovrà essere affrontato ogni giorno dagli uomini. Durante il periodo medievale, nelle parole del poeta Francesca Petrarca il precipitare del tempo non può far altro che generare una profonda crisi esistenziale; egli infatti appare lacerato tra l'amore per Laura e quello per Dio e la sua condizione sembra senza via d'uscita. 
Facendo un grande salto in avanti, fino ad arrivare al Novecento, notiamo come cambia la percezione del tempo; lo riscontriamo soprattutto in due grandi scrittori come Marcel Proust e Italo Svevo, rappresentativi del modo in cui la tematica in oggetto viene trattata. Per lo scrittore triestino la salvezza del mondo è nella distruzione del tempo, poiché il passato è inutile da rievocare e farlo risulta estremamente dannoso. Al contrario per Proust la salvezza consiste proprio nel recupero del tempo perduto,che permane dentro di noi e che riaffiora in superficie.

Il tema è trattato anche da grandi artisti come Dalì, che ci ha lasciato il celebre dipinto chiamato "La persistenza della memoria", ma noto come "Gli orologi molli". A proposito di questo quadro, Dawn Ades scrive: "Gli orologi molli sono un simbolo inconscio della relatività dello spazio e del tempo,una meditazione surrealistica sul crollo delle nostre nozioni riguardo ad un sistema cosmico immutabile". Infatti l'idea che Dalì e gli altri surrealisti vogliono esprimere è quella di cancellare tutte le regole fisse che scandiscono la vita di tutti i giorni. In questo dipinto gli orologi hanno una forma poco definita, sembrano fluidi, per dimostrare l'opposto delle ferree regole del tempo. 
sembra dunque impossibile dare in definitiva una definizione chiara e univoca del tempo, che per l'uomo risulta ancora oggi qualcosa di imprevedibile e sfuggente. Il carpe diem di Orazio, forse, non può far altro che indurci a cogliere il giorno e a vivere come se non ci fosse un domani.

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