mercoledì 7 maggio 2014

Tra timori per l'immigrazione e fame di manodopera

di
Isabella Giorgianni
Floriana Mannino

Sempre più diffuso in Italia, il fenomeno dell’immigrazione, ci mette quotidianamente di fronte alla realtà di stranieri costretti a spostarsi dal proprio luogo originario per cause ambientali, economiche e sociali. In base al nuovo decreto che regolamenta i flussi stagionali, firmato con estremo ritardo, si prevedono 10 mila posti a disposizione per l'ingresso di manodopera straniera nel nostro paese. Decisamente pochi  rispetto allo scorso anno, quando il provvedimento interessò 30 mila persone provenienti dalle aree più devastate dalla guerra e dalla estrema povertà. Questo dato ci fa riflettere su quanto pesi il fattore crisi nel nostro paese, in quanto gli esperti del Ministero del Lavoro hanno calcolato per il 2014 una riduzione davvero notevole del fabbisogno di manodopera rispetto all’anno scorso. A risentire di più è l’agricoltura, danneggiata dalle pratiche di ingresso e introduzione di questa manodopera nei campi, dato che il raccolto non aspetta di certo i tempi della nostra burocrazia. Le modalità delle domande sono le solite: si fa tutto tramite web con la compilazione online e con accesso sia personale che tramite i patronati.  
Con la circolare congiunta del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Interno, inoltre, sono stati forniti specifici chiarimenti sulla conversione del permesso di soggiorno stagionale in permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Pertanto, è stato disposto che nei casi di domanda di conversione del permesso di soggiorno non debba essere accertato l’avvenuto rientro del lavoratore stagionale nel paese d’origine. E’ stato anche eliminato il visto nazionale indispensabile per l’ingresso in Italia dei familiari extracomunitari dei cittadini UE. Di conseguenza gli uffici non dovranno più rilasciare i visti d’ingresso nazionali per motivi familiari, ai fini di un lungo soggiorno, ai cittadini stranieri familiari di cittadini UE.
Per di più non si fermano le polemiche  che ormai invadono i palazzi della Camera dei Deputati, le televisioni e tutti i giornali nazionali riguardo ai continui sbarchi e alle recenti vicende del salvataggio di migliaia di migranti in mare grazie all’operazione “Mare Nostrum”. Durante la notte dello scorso 21 aprile la nave San Giorgio ha soccorso 321 persone al largo di Lampedusa e solo nelle ultime ore ne sono arrivate oltre 800 a Pozzallo, mentre nei giorni scorsi circa altri 1000 migranti sono stati divisi tra la Sicilia e la Calabria. Così dall’inizio dell’anno si contano oltre 20mila arrivi, e il numero è destinato a salire avvicinandosi alla fase estiva.
Ma l’operazione “Mare Nostrum” stavolta è sotto esame soprattutto perché il corso di tutte le operazioni congiunte ammonta a 9 milioni di euro al mese, in quanto dal novembre 2013 vengono impiegati il personale e i mezzi navali ed aerei della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera nonché del personale del Ministero dell’Interno per il controllo dei flussi migratori via mare. Per questo molti parlamentari hanno vivacemente contestato questo sistema che, secondo loro, non fa altro che “finanziare gli scafisti e l’invasione”.
Adesso in Parlamento e poi al Senato si passerà ai fatti con le proposte di modificare queste operazioni o, addirittura interromperle e, da qui, si deciderà il destino di migliaia di vite umane.

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