venerdì 23 maggio 2014

Nostalgia delle sacre sponde. Poeti e narratori tra memoria dell’infanzia e disillusione del presente.

di
Giada Bellavia



Tutti portano nel cuore il ricordo del proprio paese d’origine, luogo di illusioni, di amori e di ispirazione. Dall’antichità ad oggi si tratta di un tema caro ad una moltitudine di uomini, forse collegati l’uno con l’altro anche per questo comune sentire. Leggendo tra le righe di opere di vari artisti e letterati riconosciamo l’importanza che molto spesso essi danno al proprio luogo natio. In molti ritroviamo, infatti, il tema della “nostalgia di casa”, che viene affrontata, però sotto vari aspetti. 

Una particolarità, quindi, che contraddistingue il carattere e la psicologia di un autore è il modo di intendere e di parlare del proprio luogo natio. Nella poesia «A Zacinto», per esempio, Foscolo mostra non soltanto un attaccamento alla patria di tipo nostalgico, ma anche un’esaltazione alla terra che gli fu da ispiratrice per il suo percorso letterario. A partire dalle allusioni mitologiche contenute nei versi della poesia, notiamo come sia forte nell’immaginario foscoliano la presenza dei miti greci, come Omero.

Foscolo canta le bellezze naturali del luogo che gli diede vita, sapendo con estrema malinconia di non poterci ritornare, essendo in esilio. Ugo Foscolo è l’esempio di ciò che si può provare nell’allontanamento forzato dalla propria terra.

Anche Umberto Saba, in «Città vecchia», una delle poesie collocate nel Canzoniere, rivela un sentimento di nostalgia e affetto per la sua amata Trieste, città che gli diede i natali e in cui visse a lungo. Trieste, città evocata anche da altri illustri scrittori novecenteschi, tra cui Italo Svevo, diviene, nella poesia di Saba, un luogo dell’anima. La comunione spirituale con gli abitanti riecheggia ancora, dentro di lui, persino quando le figure descritte fanno parte di un universo di esperienze non vissute direttamente.

Carducci, nell’opera «Traversando la Maremma Toscana», descrive il paesaggio della Maremma accostandolo dolcemente al suo mondo interiore. “Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano” è il verso che meglio riassume il pensiero del poeta. Ricordi, sogni e riflessioni in frantumi. Obbiettivi che non possono più essere raggiunti poiché egli è ormai in punto di morte.

Sebbene ciascuno degli autori sinora citati riveli un attaccamento malinconico e sognante al proprio luogo d’infanzia, evocato durante l’età adulta come spazio mitico e ormai irraggiungibile, non sempre questa visione delle cose accomuna poeti e letterati. Infatti, si può osservare  come la storia letteraria, in ogni epoca, sia attraversata da pagine amare in cui la terra natale non è più rifugio ma, piuttosto, occasione per ribadire una percezione negativa dell’esistenza.

Ad esempio, è significativo il caso di Giacomo Leopardi, che si distacca quasi nettamente dal pensiero dei poeti prima citati. Il poeta, nel canto «Le ricordanze», parla di Recanati, sua città natale, come una sorta di “prigione” che, da bambino, lo tratteneva dall’essere in qualche modo libero. Egli, già allora, si sentiva molto lontano dalla realtà degli “zotici” che lo circondavano.
Anche in questa discordanza di pensiero, tuttavia, si intravede il ricordo di un luogo di dolci illusioni giovanili, poiché il poeta recanatese lega la visione dell’infanzia  ad un’esperienza sentimentale fanciullesca. La sua poetica palesemente pessimista è una conseguenza del suo vissuto, che non è stato certamente dei più rosei. Proprio per questa commistione tra motivi biografici e invenzione letteraria, troviamo nei suoi versi un misto tra un sentimento di nostalgia e di avversione che colpisce il poeta, dividendolo in una sorta di dissidio interiore.

Un rapporto ricorrente di «odi et amo» che si contrappone nell’animo di tali poeti, contraddistinguendoli per la spiccata capacità di far rivivere quel sentimento, tocca da vicino, in qualche modo, anche la sensibilità del lettore. Ricordare e narrare di momenti, ricordi o luoghi ormai lontani, può assumere diverse sfaccettature che, a seconda del percorso del poeta, interpretiamo in vari modi: un tentativo di scappare dalla realtà, oppure ricordare con rimpianto o con avversione, sono i sentimenti che meglio ricollegano questi artisti.

L’importanza che dunque custodisce l'atto del ricordare, in qualsiasi modo si possa fare, il luogo d’origine, è davvero grande. I ricordi, i sogni, i momenti e anche i dolori, accompagnano il percorso formativo di ciascuna persona. Vi è un momento della vita in cui, in qualche modo, tutti hanno bisogno di scrivere e di parlare del luogo in cui si è vissuti per molti anni, il proprio “giardino dei sogni” dove si è stati bene. Del periodo ormai lontano e spensierato della fanciullezza.

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