sabato 21 febbraio 2015



 Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga


Cambria Maria Elena V A Liceo Classico


Gesualdo è un muratore che, dopo tanti sacrifici, riesce ad arricchirsi. Desideroso di migliorare la propria condizione sociale sposa una nobildonna, Bianca Trao. Per questo è pronto persino a rinunciare al “vero amore” provato verso un’altra donna di condizione umile di nome Diodata. Questa scelta di vita diventa una condanna, è considerato un intruso nella sua stessa famiglia. Viene emarginato e sfruttato da tutti, come se la sua origine umile non venisse perdonata.  Ciò mi ha portata a chiedermi: “Si può mai cambiare il proprio destino? Dimenticare le proprie origini, iniziare una vita nuova, senza il ritorno dei fantasmi del passato?” Gesualdo è la chiara dimostrazione che noi siamo in grado di cambiare la nostra condizione, ma nessuno potrà mai cambiare o dimenticare le nostre origini, nobili o umili che siano.   Il protagonista diventa un modello, oltre che uno spunto di riflessione; lo stesso Verga, secondo me, lo presenta come un personaggio dagli alti valori, è generoso, altruista, ama la moglie e la figlia e vorrebbe che il suo amore venisse ricambiato; però trovo che non metta le sue qualità in evidenza fino in fondo, tutto viene percepito direttamente dal lettore, certo per la tecnica dell’impersonalità da lui adottata. Sono convinta che questo romanzo mi abbia lasciato qualcosa in più rispetto alle altre letture, perché ho avuto la possibilità di confrontarlo con le mie idee. Mi ritrovo d’accordo con Verga su un punto: la perdita dei valori. Le azioni umane sono rivolte ad un secondo fine, pochi sono quelli che coltivano la propria generosità verso il prossimo e pochi sono anche coloro che non agiscono per interesse e con superficialità.

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