sabato 21 febbraio 2015



“Λιγυρηνδεντυνοναοιδην”



“E intonarono un limpido canto …”


Giulia Romagnolo  V C  Liceo Classico


“Maruzza Musumeci”  è un libro di Andrea Camilleri, pubblicato da Sellerio nel 2007.
La storia è descritta attraverso il dialetto siciliano, spesso utilizzato nelle sue opere.
La narrazione comincia a Vigàta nel 1890: Gnazio è un uomo semplice che  ritorna dall'America dopo anni di assenza. C’era andato a lavorare come giardiniere, poi una 
brutta caduta da un pino lo fa diventare zoppo e i soldi dell’assicurazione gli permettono di comprare una terra a Vigatà, che lui comincia a coltivare, e sulla quale costruisce una casa.  È da qui che avrà inizio la storia con la donna della sua vita, Maruzza Musumeci, personaggio particolare, la cui vicenda si intreccia con il mito e la fantasia. La donna è infatti una trentenne, ancora nubile, bellissima, che, tuttavia, nasconde un segreto con cui Gnazio convive e che accetta, in quanto tratto fondamentale di Maruzza.
Il libro, romanzo fantastico, descrive la realtà di un uomo umile e ingenuo in un paesino colmo di leggende, superstizioni, attraverso un linguaggio colloquiale e a tratti licenzioso. Infatti Camilleri sceglie di narrare i fatti dal punto di vista di Gnazio, riportando tutti i suoi pensieri, anche quelli più grotteschi, sinceri e scostumati, attraverso modi di dire e termini tipici del dialetto siciliano.
Gnazio e Maruzza sono entrambi personaggi dinamici ma l’uomo, in particolare, è un individuo che cresce durante il suo percorso  e si dimostra inaspettatamente pronto e capace di essere marito e poi padre, in antitesi con chi era precedentemente ovvero un lavoratore instancabile ma senza un obiettivo vero proprio nella vita, che accettava ciò che gli capitava senza farsi troppe domande.
La storia si intreccia con i miti, con Odisseo e la figura delle sirene, ampiamente trattate nel corso dei secoli; qui, però, queste figure rimangono misteriose e, se per certi aspetti, rimangono incomprensibili e inquietanti, per altri si rivelano particolarmente umane.
Sono da notare anche degli episodi misteriosi all’interno del racconto, come il momento in cui Gnazio trova nella cisterna costruita per Maruzza delle ossa, grandi e “fresche”, o i riti compiuti dalla bisnonna Menica durante il “matrimonio” dei due innamorati. Non mancano, tuttavia, riferimenti alla guerra, in particolare alla seconda guerra mondiale che Gnazio percepisce come qualcosa di estraneo, parla infatti di quel saluto “col braccio diritto”, che gli sta stretto, e per questo sceglie di non andare più a lavorare in paese.
L’opera, in definitiva, è difficilmente sintetizzabile, in quanto rappresenta una commistione di leggende, fatti storici e fantastici, riti nei quali non viene mai chiarita fino in fondo né la natura di Maruzza né della bisnonna Menica o della figlia (queste possiedono una voce incantatrice e cantano in un lingua sconosciuta: il greco) né di gna’ Pina (una sorta di maga con poteri curativi). Inoltre si susseguono nel racconto vicende comiche, strane ma anche avvenimenti seri che vengono narrati e vissuti in modo distaccato, come nel caso della scomparsa di “Aulissi”, un amico di Gnazio, che muore in modo poco chiaro ma il cui decesso non desta particolare sofferenza. Infatti pochi minuti dopo la sua morte, i suoi amici e compaesani scherzano e conversano accanto al suo corpo inerme, senza preoccuparsene.
Camilleri interpreta in modo realistico la mentalità e le abitudini degli uomini di paese. Il romanzo risulta poco coinvolgente nella prima parte, migliora invece sempre più nella seconda, in cui incuriosiscono la storia di Maruzza, della gna’ Pina e della figlia. La storia risulta particolarmente originale e innovativa.

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