sabato 21 febbraio 2015



Saggio breve                                                                   Destinazione editoriale : “L’Espresso”


Il dono ai tempi dello sharing


Francesca Romana D'Amico  V C  Liceo Classico


Nella società dove tutto è consumo, dove ogni cosa è un prodotto, il concetto di dono è stato “riammodernato”. Il dono è diventato il “regalo”: da comprare in determinate occasioni, in cui diventa obbligatorio;  da scegliere tra i diversi prodotti legati molto spesso al mondo della pubblicità e dei mass media, come per esempio un cellulare, o  addirittura, direttamente dei contanti così da declassare ulteriormente  il legame spirituale che dovrebbe unire chi fa un regalo a chi lo riceve.
 Sfortunatamente, l’idea stessa di dono è stata venduta alla beneficenza  amministrata, “la charity”  come sostiene Adorno in  “Minima moralia. Meditazioni della vita offesa”. Forse perché l’ottica utilitaristica con cui siamo abituati a vedere il mondo ha prevalso sull’istinto naturale di dare al prossimo, e quindi la carità ha vinto sulla generosità. Il “donare” è diventato un Do ut des, il “dare” per avere qualcosa in cambio: anche quando doniamo all’Unicef, troppo spesso, è  per sentirci la coscienza pulita.
 Vista in questi termini la società occidentale sembrerebbe sull’orlo di un collasso, ben lontana dai tempi descritti da Grazia Deledda in cui il dono era un bambino a Natale. Basta però uscire da un’ottica strettamente capitalistica, così come è successo con l’avvento della crisi economica, che ci rendiamo conto che il “dono” non è scomparso del tutto, ha solo cambiato forma, diventando : sharing.
Lo “sharing”, dall’inglese condivisione, è una nuova modalità di agire sociale. Quando non si può avere una cosa tutta per sé, per esempio perché costa troppo, allora la si condivide con altri così che tutti abbiano ciò che vogliono. Propriamente  parlando, potrebbe non essere un ”dono” perché non è un regalo, non qualcosa che togli a te per dare ad altri, ma quale migliore atto di amore e di vicinanza al prossimo se non la condivisione? La  cultura dello “ sharing” si è creata e si è sviluppata grazie ad internet, così come sostengono Marco Aime e Anna Cossetta ne “ Il dono al tempo di Internet” in cui affermano <<La Rete di certo promuove la diffusione di una nuova cultura del dono, dello scambio reciproco (o quasi). Possiamo percorrere strade aperte, sconfinate, che offrono nuove possibilità di stabilire contatti e anche di dare vita a forme di aggregazione fondate sostanzialmente sul dono>> .  In questo caso, è da sottolineare che  internet è un mezzo, perciò può essere usato come barricata per separarci dal mondo o come strumento per crescere e migliorare donando al mondo.

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