mercoledì 23 aprile 2014

Perché leggere i classici? 

di 
Mariaserena Di Giovanni 
Noemi Capasso

"Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli". Italo Calvino



Un classico è un libro che non diventa 'vecchio' col passare del tempo. E' un libro memorabile, un libro che insegna, che propone modelli di comportamento. I classici sono strumenti che aiutano a crescere sia culturalmente che intellettualmente e si leggono per lo stesso motivo per cui si studia la storia. Leggere un libro classico per la prima volta nell'età adulta è un piacere molto grande, diverso - ma non minore - rispetto a quello che si prova quando lo si legge in gioventù. Infatti, spesso le letture da parte dei giovani sono caratterizzate da elementi, quali impazienza e distrazione, che non fanno goderne il piacere come, invece, dovrebbe avvenire. In realtà, possono essere molto utili per i giovani lettori, poiché forniscono modelli, esempi di vita, norme di comportamento. I classici sono dei libri 'base' per la formazione di un individuo, perché, anche se sono stati composti in epoche storiche lontane e contesti sociali diversi, presentano comunque temi ricorrenti e vicini a chi legge oggi. D'altronde, quelle che per noi al momento sono delle opere 'classiche', nel periodo in cui sono state composte erano libri comuni; e quelli che per noi adesso sono dei libri 'commerciali', fra qualche anno, con nostra grande sorpresa, potrebbero essere considerati classici. E a tal proposito, possiamo prendere ad esempio libri come 'Tre metri sopra il cielo', 'Amore 14' e tutti quegli altri libri che attirano i giovani solo perché sulle loro copertine compaiono le fascette con su scritto 'Oltre 10 mila copie vendute', 'Il best seller che ha appassionato milioni di giovani', che spingono le nuove a generazioni a pensare che se è stato acquistato da cosi tante persone, un motivo ci sarà. 
Allora occorre modificare il titolo del famoso libro di Italo Calvino da 'Perché leggere i classici?' a 'Perché non leggere i classici?' Forse per dar spazio a questi libri 'giovanili' che i ragazzi amano cosi tanto solo perché imposti dalla società? La risposta è si. La domanda adesso sorge spontanea: perché? Probabilmente perché gli adolescenti si riconoscono nei protagonisti di questi nuovi romanzi, che parlano di amori, di gruppi, di ragazzate. E rifiutano di leggere libri istruttivi perché li ritengono vecchi, passati di moda, accademici. Ma molto più probabilmente ci si accosta ad un classico per il suo essere sempre attuale in qualsiasi epoca si legga. Nel "Simposio", Platone definisce, infatti, la poesia e la letteratura come il passaggio "dal non essere all'essere" e come la mimesi di un qualcosa di eterno e di straordinario che eleva l'uomo alla sfera divina, dove tutto è perfetto. Dunque bastano poche parole di un classico qualsiasi per trovare un mondo nuovo molto vicino al nostro, ma allo stesso tempo molto lontano.



1 commento:

Emanuela Gitto ha detto...

Io mi preoccuperei seriamente se "Tre metri sopra il cielo" e "Amore 14" fossero considerati dei classici nel futuro. Un classico, a mio avviso è quel libro che va oltre il successo del momento. Ci sono stati classici che non hanno avuto ampia considerazione appena usciti, ma che sono diventati comunque pilastri della letteratura.