mercoledì 23 aprile 2014

Potrebbe esistere l’Unione Europea senza l’Euro?

Euro ed Europa: stessa radice uguale significato

di
Tony Anania
Enea Miraglia

Lunedì 14 aprile 2014 presso la sala conferenze della Gazzetta del Sud si è tenuto l’incontro conclusivo del ciclo di conferenze organizzate dal giornale con a tema l’Unione Europea. Ospite d’eccezione è stato il prof. Pietro Navarra, rettore dell’Università degli Studi di Messina nonché docente di economia. Tema dell’ultimo dibattito è stato proprio l’aspetto economico dell’Unione tra i paesi europei, un aspetto finora accennato negli incontri precedenti dove maggiore attenzione è stata posta al problema dell’integrazione e della cultura nell’Eurozona. 

Relatore della giornata è stato ancora una volta il giornalista Lino Morgante, direttore editoriale della Gazzetta del Sud; era presente anche il collega Pietro Orteca. Il ruolo predominante all’interno della giornata è stato, ovviamente, occupato dal Magnifico rettore Navarra, che proprio in veste di economista, ancor più di rappresentante istituzionale dell’Università messinese, ha tenuto una vera e propria lectio magistralis, dove non ha mancato di sottolineare gli aspetti positivi dell’unione economica europea, evidenziando  anche le problematiche sorte dall’unione monetaria nei vari stati della zona. L’introduzione della moneta unica europea (Euro) ha portato notevoli vantaggi nelle economie nazionali già da un primo momento, perché ha obbligato gli Stati a raggiungere degli standard economici prefissati che in un certo senso sono riusciti a stabilizzare il bilancio e il deficit pubblico di ogni nazione, desiderosa di entrare nella zona Euro. Oltre questo aspetto iniziale, il rettore ha voluto concentrare la sua attenzione sul fatto che il valore delle monete nazionali, prima del cambio della moneta, all’estero non avrebbe mai potuto raggiungere il valore attuale dell’Euro che tecnicamente ricopre il ruolo di moneta più forte al mondo. L’Euro, infatti, ha permesso una fortificazione dell’economia europea nei mercati finanziari mondiali, riuscendo a sottrarre sempre di più la leadership al dollaro americano. Non a caso, infatti, ha dichiarato il rettore, le maggiori critiche all’unione monetaria europea non vengono poste da economisti e politici europei, ma da importanti analisti americani, sempre più timorosi della crescente forze europea. Questo è il caso dell’autorevole premio Nobel Paul  Krugman, che, nell’essere critico verso l’Euro, è palesemente mosso dalla difesa dell’economia americana. Tralasciando gli aspetti tecnicisti della vicenda, il prof. Navarra ha voluto anche fare notare che la moneta europea rappresenta un importantissimo fattore di integrazione europea, che insieme a molti elementi concorre alla creazione di una forte identità dei cittadini dell’unione. Nella discussione si è anche fatto riferimento alla BCE, la banca centrale europea, attualmente gestita dall’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, elemento controverso tra le varie istituzioni europee, più volte infatti oggetto di critiche da parte degli Stati membri dalle economie più piccole, sorpassate nei tavoli decisionali da paesi economicamente più forti come la Germania. Proprio da questo problema si è passato a parlare di quelle che sono le negatività scaturite dall’introduzione dell’Euro nei singoli Paesi, come in Italia dove la classe politica non è riuscita ad imporre un cambio favorevole e una riconversione giusta degli stipendi pubblici e privati. Negatività, quest’ultima, che, secondo il rettore, è da imputare alla dirigenza nazionale e non alla tecnocrazia europea.  Sentendo tali argomentazioni il giornalista Orteca è intervenuto nella discussione, sfiduciando con il massimo rispetto intellettuale il prof. Navarra e la sua difesa dell’Europa. In un dibattito, d’altronde, deve esserci anche questo, così all’europeismo chiaro e sincero del relatore principale si è opposto l’euroscetticismo del giornalista, convinto del danno creato, specialmente nell’economia italiana e greca, dall’Euro. Ad ognuno spettano le sue valutazioni, ma appare innegabile che il progresso di ogni singolo Stato non possa prescindere dall’Europa, una cui forte identità potrebbe rendere il Vecchio continente l’ America del futuro. Il giudizio finale spetta comunque sia alla storia. Ai posteri l’ardua sentenza.

Nessun commento: