di
Giada Bellavia
Giada Bellavia
Tutti portano nel cuore il ricordo del proprio paese d’origine, luogo di illusioni, di amori e di ispirazione. Dall’antichità ad oggi si tratta di un tema caro ad una moltitudine di uomini, forse collegati l’uno con l’altro anche per questo comune sentire. Leggendo tra le righe di opere di vari artisti e letterati riconosciamo l’importanza che molto spesso essi danno al proprio luogo natio. In molti ritroviamo, infatti, il tema della “nostalgia di casa”, che viene affrontata, però sotto vari aspetti.
Una
particolarità, quindi, che contraddistingue il carattere e la psicologia di un autore
è il modo di intendere e di parlare del proprio luogo natio. Nella poesia «A
Zacinto», per esempio, Foscolo mostra non soltanto un attaccamento alla patria
di tipo nostalgico, ma anche un’esaltazione alla terra che gli fu da
ispiratrice per il suo percorso letterario. A partire dalle allusioni
mitologiche contenute nei versi della poesia, notiamo come sia forte
nell’immaginario foscoliano la presenza dei miti greci, come Omero.
Foscolo
canta le bellezze naturali del luogo che gli diede vita, sapendo con estrema malinconia
di non poterci ritornare, essendo in esilio. Ugo Foscolo è l’esempio di ciò che
si può provare nell’allontanamento forzato dalla propria terra.
Anche
Umberto Saba, in «Città vecchia», una delle poesie collocate nel Canzoniere,
rivela un sentimento di nostalgia e affetto per la sua amata Trieste, città che
gli diede i natali e in cui visse a lungo. Trieste, città evocata anche da altri illustri
scrittori novecenteschi, tra cui Italo Svevo, diviene, nella poesia di Saba, un
luogo dell’anima. La comunione spirituale con gli abitanti riecheggia ancora,
dentro di lui, persino quando le figure descritte fanno parte di un universo di
esperienze non vissute direttamente.
Carducci,
nell’opera «Traversando la Maremma Toscana», descrive il paesaggio della
Maremma accostandolo dolcemente al suo mondo interiore. “Oh, quel che amai,
quel che sognai, fu in vano” è il verso che meglio riassume il pensiero del
poeta. Ricordi, sogni e riflessioni in frantumi. Obbiettivi che non possono più
essere raggiunti poiché egli è ormai in punto di morte.
Sebbene
ciascuno degli autori sinora citati riveli un attaccamento malinconico e
sognante al proprio luogo d’infanzia, evocato durante l’età adulta come spazio
mitico e ormai irraggiungibile, non sempre questa visione delle cose accomuna
poeti e letterati. Infatti, si può osservare
come la storia letteraria, in ogni epoca, sia attraversata da pagine
amare in cui la terra natale non è più rifugio ma, piuttosto, occasione per
ribadire una percezione negativa dell’esistenza.
Ad esempio,
è significativo il caso di Giacomo Leopardi, che si distacca quasi nettamente
dal pensiero dei poeti prima citati. Il poeta, nel canto «Le ricordanze», parla
di Recanati, sua città natale, come una sorta di “prigione” che, da bambino, lo
tratteneva dall’essere in qualche modo libero. Egli, già allora, si sentiva molto
lontano dalla realtà degli “zotici” che lo circondavano.
Anche in
questa discordanza di pensiero, tuttavia, si intravede il ricordo di un luogo
di dolci illusioni giovanili, poiché il poeta recanatese lega la visione
dell’infanzia ad un’esperienza
sentimentale fanciullesca. La sua poetica palesemente pessimista è una
conseguenza del suo vissuto, che non è stato certamente dei più rosei. Proprio
per questa commistione tra motivi biografici e invenzione letteraria, troviamo nei
suoi versi un misto tra un sentimento di nostalgia e di avversione che colpisce
il poeta, dividendolo in una sorta di dissidio interiore.
Un rapporto ricorrente
di «odi et amo» che si contrappone nell’animo
di tali poeti, contraddistinguendoli per la spiccata capacità di far rivivere
quel sentimento, tocca da vicino, in qualche modo, anche la sensibilità del
lettore. Ricordare e narrare di momenti, ricordi o luoghi ormai lontani, può
assumere diverse sfaccettature che, a seconda del percorso del poeta, interpretiamo
in vari modi: un tentativo di scappare dalla realtà, oppure ricordare con
rimpianto o con avversione, sono i sentimenti che meglio ricollegano questi
artisti.
L’importanza
che dunque custodisce l'atto del ricordare, in qualsiasi modo si possa fare, il luogo
d’origine, è davvero grande. I ricordi, i sogni, i momenti e anche i dolori,
accompagnano il percorso formativo di ciascuna persona. Vi è un momento della
vita in cui, in qualche modo, tutti hanno bisogno di scrivere e di parlare del
luogo in cui si è vissuti per molti anni, il proprio “giardino dei sogni” dove
si è stati bene. Del periodo ormai lontano e spensierato della fanciullezza.
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