Pietro Scibilia
Andrea Gitto
"Se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si
deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se
infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento
che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a
cercare come mai la filosofia non esista, e cercando facciamo filosofia, dal
momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia”.
Aristotele
In questa esortazione al filosofare, sta come non
mai il senso dell’occuparsi di tale materia. Ma in un'epoca postmoderna,
dove i massimi sistemi teoretici ed ideologici si sono dissolti, dove il mondo
progredisce alla stregua del progresso informatico, dove le scienze e le
tecniche hanno acquisito un tale grado di maturità tanto da erigersi a vettore
direzionato allo sviluppo gnoseologico in qualsiasi campo conoscitivo umano,
che posizione occupa il filosofo?
Nel senso comune la figura del filosofo è comparata
a quella del disoccupato costretto a svolgere lavori più umili, a causa della
carenza di possibili applicazioni pratiche del campo nel mondo lavorativo. Un
porto sicuro sembrava essere fino a pochi anni fa il settore scolastico, ormai
defraudato di garanzie e mutilato da tagli sempre più esponenziali.
Detto ciò, il filosofo si potrebbe definire una
specie autoctona dell’Università: lì prolifera, si stanzia, lotta
sino all’ultimo sangue per le poche tane chiamate “Dottorati di Ricerca”,
i quali non proteggono sufficientemente dalle intemperie (affitto, bollette,
assicurazione), più inespugnabili quelle fortezze, chiamate cattedre, protette
dai vari "baroni".
Talune volte migrano, nelle stagioni remunerative,
in parterre di giardini lussureggianti di effimera notorietà e
d'intellettualoidi in cerca dell'agognata arrampicata sociale, muniti
di un'esigua cultura incapace
di suggestionare casalinghe di Voghera e scommettitori della domenica.
Oggi il filosofo ha visto il suo ruolo, più di
altri, decadere della propria valenza nella società. Darwinianamente il
filosofo odierno procaccia il suo sostentamento per mezzo dello spaccio di
testi di natura pseudo-filosofica a classi di alunni "prescelte" dei
vari istituti pubblici italiani come il miglior mercante del Gran Bazar.
I più socialmente abili, avendo preso possesso
del dottorato, o - se prescelti dal fato - la cattedra, possono
permettersi di veder pubblicate e distribuite le proprie opere dalla
suprema e sempreverde (nonostante le numerose menomazioni subite) istituzione
chiamta "Università"; in questo caso, piuttosto che gli studenti, i
clienti sono gli universitari: a causa di queste spese alquanto
dispendiose, scaturisce in loro un sentimento, una revanche,
che li porterà, per sete di vendetta delle sofferenze patite, a
tentar di scrivere altre opere, d'egual stampo, generando un circolo
vizioso di temi accademici triti e ritriti.
Purtroppo, nell'immaginario collettivo il filosofo
è visto in tal modo.
Chi è il filosofo se non chi prova amore verso la
conoscenza, ponendosi sempre interrogativi su tutte le tematiche
riguardanti il genere umano? Origine, passioni, sviluppo e destino: queste
sono soltanto un' infinitesima parte di ciò di cui si è occupata per
millenni la filosofia, che adesso sono occupazioni di altri campi
di ricerca umana (promossi dalla ricerca filosofica), quali per esempio
scienza, economia, linguistica.
I grandi personaggi del XX
secolo che hanno rivoluzionato il pensiero filosofico non erano
solo filosofi: Wittgenstein era anche un ingegnere, Einstein un fisico, Sartre
un letterato, Russel un matematico.
Dato che la ricerca umana volta al suo progresso
sembra aver precluso alla filosofia ogni possibilità, come quest'ultima
può sopravvivere?
La filosofia deve adattarsi ritornando a svolgere quel
compito che sempre l'ha caratterizzata: porsi delle domande.
Al giorno d'oggi la filosofia deve porsi questioni
riguardo a tutti gli aspetti della vita: ad esempio l'epistemologia (di
cui Popper, oltre che filosofo, è il maggior esponente) che pone questioni
riguardo al confine etico della ricerca scientifica; il linguaggio ed il
relativo uso per comunicare divengono centro di dibattito filosofico (Noam
Chomsky attualmente è uno dei più grandi esponenti); l'economia è
diventata il punto cardine per lo sviluppo sociale.
In conclusione, la filosofia non è una
disciplina obsoleta, si è frammentata in molteplici attività, promosse da
essa nel corso del tempo e che hanno ormai raggiunto una propria
maturità, nonostante conservino, sentendone il bisogno, un'anima filosofica,
che interroghi sul progresso umano. Per la sua stessa natura, comunque, la
filosofia porterà alla luce nuovi interrogativi, dando vita a nuovi campi
ancora in nuce.
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