La Mennulara
Silvia Stramandino IV B Liceo Classico
“La Mennulara” è il primo romanzo, pubblicato nel 2002,
dell’autrice Simonetta Agnello Hornby. Il romanzo è ambientato a Roccacolomba, in
Sicilia, ed inizia il 23 settembre 1963, con la morte di Maria Rosalia
Inzerillo, detta la Mennulara, per essere stata in gioventù raccoglitrice di
mandorle. La Mennulara, domestica al servizio della famiglia Alfallipe fin
dall'età di 13 anni, aveva ricoperto un ruolo molto più importante di quello di
cameriera, in quanto, grazie alla sua brillante intelligenza, era stata anche
l’amministratrice di tutti i beni della famiglia. Infatti, nonostante non fosse
in grado di scrivere ma solo di leggere, la Mennulara era diventata il cardine
centrale della famiglia Alfallipe sia dal punto di vista affettivo che da
quello economico: le sue capacità nel gestire i beni della famiglia Alfallipe
avevano consentito ad ogni componente della famiglia di continuare a fare ciò
che ognuno preferiva, senza preoccupazioni materiali. Allo stesso tempo, l'intelligenza
e la caparbietà della Mennulara erano riuscite nel tempo a sfruttare l’assenza
di occasioni della sua vita, trasformando in elementi positivi e a suo favore
tutte le grandissime disgrazie incorsele fin dalla fanciullezza. Queste
grandissime disgrazie, dalla morte del padre alla responsabilità di mantenere
la sorellina e la mamma malate, alla violenza che aveva subìto, avevano fatto
in modo che fosse circondata da una apparente freddezza che incuteva timore e
rispetto reverenziale. Tutti in paese parlavano di lei, favoleggiando sulla
ricchezza che avrebbe accumulato in modo non chiaro, forse addirittura grazie
ai suoi rapporti con un mafioso. È proprio attraverso gli abitanti del paese che
il racconto si sviluppa: di capitolo in capitolo, il racconto si svolge
attraverso un diverso “io
narrante”, in cui la figura della Mennulara emerge al di sopra degli altri
personaggi. Le passioni, la violenza, la malattia, le amanti, la vita e la
morte ma anche il pettegolezzo caratterizzano il romanzo con uno stile leggero e vivace.
Il romanzo si sviluppa così attraverso
una struttura di piccoli capitoli che portano ad una successione di colpi di
scena che sempre più trasformano la figura della protagonista da carnefice a vittima. La protagonista del romanzo è Maria
Rosalia Inzerillo, chiamata la Mennulara da quando, da bambina, andava in campagna
a raccogliere le mandorle. Ella non è affatto stupida e ignorante come spetterebbe
essere alle serve, è piuttosto una di quelle donne che le origini sociali hanno
costretto alla subalternità e che ha saputo riscattarsi. Non c'è confronto tra la complessità,
la discrezione e l'astuzia della Mennulara e la pochezza degli Alfallipe, i cui
figli in particolare sembrano arroganti e stupidi, capaci di danneggiare anche
i propri interessi per malignità. La Mennulara domina la scena anche da morta, padrona dei
segreti e dei meccanismi di una comunità che conosce alla perfezione e in cui
si è sempre mossa con dignità e sicurezza. In fondo, è proprio grazie a lei che
vizi e virtù di questa comunità vengono messi a nudo senza forzature.
In questo romanzo vi è una prevalenza di sequenze
narrative e, anche se in minor quantità, dialogiche; è presente l’intreccio, in
quanto la vicenda si svolge nei trenta giorni dopo la morte della Mennulara, ma
più volte si torna indietro nel tempo per raccontare fatti precedentemente
accaduti. Il narratore è
esterno onnisciente e la focalizzazione zero, ma la storia viene raccontata
anche per mezzo di un diverso “io narrante” che rappresenta le voci dei compaesani. Nonostante l'uso quasi totale dell'italiano (il
siciliano è utilizzato solo lì dove è strettamente necessario), riesce a farci
sentire appieno l'ambientazione siciliana nella sua dinamica umana e sociale ed
anche in quella naturalistica e
architettonica. Ho avuto però qualche difficoltà nell'inquadrare i personaggi e
ricordarli nel corso della lettura, cosa che mi ha costretta più volte a
ritornare indietro di
qualche pagina per ricostruire il filo del discorso.
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