La Mennulara
Silvia Stramandino IV B Liceo Classico

Il romanzo si sviluppa così attraverso
una struttura di piccoli capitoli che portano ad una successione di colpi di
scena che sempre più trasformano la figura della protagonista da carnefice a vittima. La protagonista del romanzo è Maria
Rosalia Inzerillo, chiamata la Mennulara da quando, da bambina, andava in campagna
a raccogliere le mandorle. Ella non è affatto stupida e ignorante come spetterebbe
essere alle serve, è piuttosto una di quelle donne che le origini sociali hanno
costretto alla subalternità e che ha saputo riscattarsi. Non c'è confronto tra la complessità,
la discrezione e l'astuzia della Mennulara e la pochezza degli Alfallipe, i cui
figli in particolare sembrano arroganti e stupidi, capaci di danneggiare anche
i propri interessi per malignità. La Mennulara domina la scena anche da morta, padrona dei
segreti e dei meccanismi di una comunità che conosce alla perfezione e in cui
si è sempre mossa con dignità e sicurezza. In fondo, è proprio grazie a lei che
vizi e virtù di questa comunità vengono messi a nudo senza forzature.
In questo romanzo vi è una prevalenza di sequenze
narrative e, anche se in minor quantità, dialogiche; è presente l’intreccio, in
quanto la vicenda si svolge nei trenta giorni dopo la morte della Mennulara, ma
più volte si torna indietro nel tempo per raccontare fatti precedentemente
accaduti. Il narratore è
esterno onnisciente e la focalizzazione zero, ma la storia viene raccontata
anche per mezzo di un diverso “io narrante” che rappresenta le voci dei compaesani. Nonostante l'uso quasi totale dell'italiano (il
siciliano è utilizzato solo lì dove è strettamente necessario), riesce a farci
sentire appieno l'ambientazione siciliana nella sua dinamica umana e sociale ed
anche in quella naturalistica e
architettonica. Ho avuto però qualche difficoltà nell'inquadrare i personaggi e
ricordarli nel corso della lettura, cosa che mi ha costretta più volte a
ritornare indietro di
qualche pagina per ricostruire il filo del discorso.
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