Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga
Cambria Maria Elena V A Liceo Classico
Gesualdo è un muratore che, dopo tanti sacrifici, riesce ad
arricchirsi. Desideroso di migliorare la propria condizione sociale sposa
una nobildonna, Bianca Trao. Per questo è pronto persino a rinunciare al “vero
amore” provato verso un’altra donna di condizione umile di nome Diodata. Questa
scelta di vita diventa una condanna, è considerato un intruso nella sua stessa
famiglia. Viene emarginato e sfruttato da tutti, come se la sua origine umile
non venisse perdonata. Ciò mi ha portata
a chiedermi: “Si può mai cambiare il proprio destino? Dimenticare le proprie
origini, iniziare una vita nuova, senza il ritorno dei fantasmi del passato?”
Gesualdo è la chiara dimostrazione che noi siamo in grado di cambiare la nostra
condizione, ma nessuno potrà mai cambiare o dimenticare le nostre origini,
nobili o umili che siano. Il
protagonista diventa un modello, oltre che uno spunto di riflessione; lo stesso
Verga, secondo me, lo presenta come un personaggio dagli alti valori, è
generoso, altruista, ama la moglie e la figlia e vorrebbe che il suo amore
venisse ricambiato; però trovo che non metta le sue qualità in evidenza fino in
fondo, tutto viene percepito direttamente dal lettore, certo per la tecnica
dell’impersonalità da lui adottata. Sono convinta che questo romanzo mi abbia
lasciato qualcosa in più rispetto alle altre letture, perché ho avuto la
possibilità di confrontarlo con le mie idee. Mi ritrovo d’accordo con Verga su
un punto: la perdita dei valori. Le azioni umane sono rivolte ad un secondo
fine, pochi sono quelli che coltivano la propria generosità verso il prossimo e
pochi sono anche coloro che non agiscono per interesse e con superficialità.
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