Saggio breve Destinazione editoriale : “L’Espresso”
Il dono ai tempi dello sharing
Francesca Romana D'Amico V C Liceo Classico
Nella società
dove tutto è consumo, dove ogni cosa è un prodotto, il concetto di dono è stato
“riammodernato”. Il dono è diventato il “regalo”: da comprare in determinate
occasioni, in cui diventa obbligatorio;
da scegliere tra i diversi prodotti legati molto spesso al mondo della
pubblicità e dei mass media, come per esempio un cellulare, o addirittura, direttamente dei contanti così
da declassare ulteriormente il legame
spirituale che dovrebbe unire chi fa un regalo a chi lo riceve.
Sfortunatamente, l’idea stessa di dono è stata
venduta alla beneficenza amministrata,
“la charity” come sostiene Adorno
in “Minima moralia. Meditazioni della
vita offesa”. Forse perché l’ottica utilitaristica con cui siamo abituati a
vedere il mondo ha prevalso sull’istinto naturale di dare al prossimo, e quindi
la carità ha vinto sulla generosità. Il “donare” è diventato un Do ut des, il “dare” per avere qualcosa
in cambio: anche quando doniamo all’Unicef, troppo spesso, è per sentirci la coscienza pulita.
Vista in questi termini la società occidentale
sembrerebbe sull’orlo di un collasso, ben lontana dai tempi descritti da Grazia
Deledda in cui il dono era un bambino a Natale. Basta però uscire da un’ottica
strettamente capitalistica, così come è successo con l’avvento della crisi
economica, che ci rendiamo conto che il “dono” non è scomparso del tutto, ha
solo cambiato forma, diventando : sharing.
Lo “sharing”,
dall’inglese condivisione, è una nuova modalità di agire sociale. Quando non si
può avere una cosa tutta per sé, per esempio perché costa troppo, allora la si
condivide con altri così che tutti abbiano ciò che vogliono. Propriamente parlando, potrebbe non essere un ”dono”
perché non è un regalo, non qualcosa che togli a te per dare ad altri, ma quale
migliore atto di amore e di vicinanza al prossimo se non la condivisione?
La cultura dello “ sharing” si è creata
e si è sviluppata grazie ad internet, così come sostengono Marco Aime e Anna
Cossetta ne “ Il dono al tempo di Internet” in cui affermano <<La Rete di
certo promuove la diffusione di una nuova cultura del dono, dello scambio
reciproco (o quasi). Possiamo percorrere strade aperte, sconfinate, che offrono
nuove possibilità di stabilire contatti e anche di dare vita a forme di
aggregazione fondate sostanzialmente sul dono>> . In questo caso, è da sottolineare che internet è un mezzo, perciò può essere usato
come barricata per separarci dal mondo o come strumento per crescere e
migliorare donando al mondo.
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