domenica 25 gennaio 2015



“Una piramide di fango” 

di Andrea Camilleri



Martina Bertolami V B Liceo Classico



Ho letto “Una piramide di fango” di Andrea Camilleri in cui Montalbano è coinvolto in un’indagine che riguarda l’edilizia. Il protagonista viene svegliato da una telefonata di Fazio, che ha urgenza di parlare con il suo commissario, poiché è stato ritrovato un cadavere presso un cantiere. Giugiù Nicotra è stato freddato da un colpo di proiettile che lo ha colpito alla spalla. L’uomo aveva anche tentato la fuga rifugiandosi in una galleria di grandi tubi dell’acqua, ma non è riuscito a scampare al pericolo e il suo corpo viene ritrovato privo di vita e nudo. Le indagini vanno inizialmente a rilento, a causa di numerosi depistaggi, macchinazioni e false confessioni. Ma il commissario capisce subito di trovarsi di fronte ad un caso più complesso e delicato di quanto appaia, solamente la punta di un iceberg, che lo conduce nel mondo degli appalti pubblici e delle speculazioni edilizie. Gli indizi, conducono Montalbano e i suoi collaboratori ad imprenditori collusi, funzionari corrotti e società di comodo. I personaggi del racconto sono, come sempre, il commissario Montalbano che stavolta appare in una maniera diversa dal solito, più cupo e malinconico, come la sua fidanzata Livia che non è più riuscita a riprendersi dopo la morte di François, ragazzo che la coppia aveva adottato; Catarella, che come sempre con le sue gaffe non può fare a meno di suscitare un sorriso; l’ispettore Fazio con la sua cura imprescindibile per i dettagli ed il vice Mimì Augello che, non smentendosi, anche in questo racconto rinnova la sua infedeltà coniugale. Personaggio nuovo del racconto è Giugiù Nicotra, il ragazzo assassinato, che poi si scoprirà essere un bel ragazzo sposato con una trentenne tedesca. Il romanzo è ambientato nell’inventata città di Vigata, tra il commissariato e il cantiere dove è stato ritrovato il cadavere. Il romanzo è ambientato nel presente, anche se mancano indicazioni precise sul mese o sull’anno. La lingua, come di consueto nei romanzi di Camilleri, è un misto di italiano e dialetto siciliano; il narratore è esterno. L’autore inserisce varie tematiche che alludono allo stato di degrado in cui versa attualmente l’Italia, infatti mentre le indagini procedono ci troviamo di fronte a temi quanto mai attuali come l’uso di materiale scadente nella costruzione degli edifici, di appalti truccati, di società di comodo, di complicità politiche. E ancora ci troviamo di fronte a numerose macchinazioni, false testimonianze e sotterfugi per far passare un delitto di mafia per una questione d’onore. Non avendo quasi mai letto libri di Camilleri, ho trovato qualche difficoltà nella lettura che non è stata molto scorrevole, ma alla fine il romanzo mi è piaciuto. Ho notato qualche differenza con il Montalbano consueto, sempre vigile ed efficace, che in questo romanzo si trova in balia di situazione e di incertezze che lo destabilizzano profondamente. Il finale poco scontato ha reso più accattivante la lettura, facendomi andare avanti con la curiosità di scoprire l’esito dell’indagine.
                                                          

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