mercoledì 28 gennaio 2015



Commento personale all’intervista ad

 Andrea Camilleri “il maestro senza regole”




Gabriella Spadaro V A Liceo Classico

L’intervista mandata in onda dalla RAI per celebrare Andrea Camilleri, importante esponente della letteratura e del teatro italiano, è stata realizzata per festeggiare il suo ottantanovesimo compleanno. E sì… anche se molti non ci credono, Camilleri ha quasi novanta anni, eppure con le battute e il suo spirito giovanile non si direbbe. Questo suo lato giovanile è spesso presente all’interno dell’intervista in cui  è l’indiscusso protagonista, nonostante la presenza costante di Teresa Mannino  che, tra l’altro, trovo  “azzeccata” poiché permette che ci siano anche scambi di battute possibili solo tra siciliani. Uno dei motivi che invoglia lo spettatore a continuare la visione è che non è il solito documentario-intervista frontale che abbiamo  visto migliaia di volte ma, in qualche modo, sembra che lo spettatore vi partecipi. Conosciamo la vita di Camilleri, non solo per mezzo di quei dati biografici che si trovano anche su internet, ma soprattutto nella sua vera essenza, il suo vero io. Camilleri  invita tutti quanti ad essere se stessi, poiché non c’è nulla di più bello. Anche i suoi ex alunni lo ricordano così, come qualcuno che prima di ogni cosa pretendeva la verità, come dovremmo fare tutti, cosa che lui ha imparato dal padre, come scrive nella dedica del suo primo libro: “ Dedicato a mio padre che non seppe insegnarmi nulla, se non di essere quello che sono”. Personalmente, avendo solo sentito parlare qualche volta di lui, mi sfuggivano molte cose, per esempio ero consapevole della sua scelta caratteristica di scrivere in siciliano, ma non sapevo che fosse una decisione scaturita da un consiglio del padre. Scelta importante questa, forse uno dei motivi del suo successo, anche se si poteva rivelare un fallimento. Le figure sempre presenti nella sua vita sono femminili, partendo dalla nonna Elvira che ha “stuzzicato” la sua fantasia e sete di conoscenza sin da piccolo, fino a Rosetta, la quale non è solo sua moglie ma anche la prima lettrice e “giudice” dei suoi libri. Infatti è la prima a visionare il suo operato e all’occorrenza correggerlo; secondo me è una cosa tenera che dimostra il loro legame e la loro affinità.  L’intervista è stata così “curiosa” ed interessante che mi ha spinto a provare a leggere un suo libro, in più c’è stato “l’incoraggiamento” della professoressa; anche se, credo, avrò bisogno di un piccolo aiuto per l’interpretazione, dato che non capisco sempre il dialetto. Inoltre vorrei vedere in televisione almeno un episodio delle inchieste del commissario Montalbano, che non ho mai visto.      

“Il cane di terracotta” 

di  Andrea Camilleri



Il romanzo inizia con un’indagine per un traffico di armi d'origine mafiosa, scoperta grazie a Tanu u grecu, pluriomicida latitante, che si confida in punto di morte con il commissario. Il ricercato si era consegnato a Montalbano poiché, staccatosi dalla nuova mafia, preferiva essere arrestato piuttosto che essere ucciso. La mafia però non crede alla messinscena  organizzata dal commissario e il malvivente, durante il trasferimento da un carcere ad un altro, viene ferito mortalmente. Scoperta la caverna dove sono nascoste le armi, Montalbano trova un passaggio che cela una seconda caverna dove giacciono due amanti assassinati, sorvegliati da un cane di terracotta con accanto una ciotola di monete. Scoperti i nomi dei due giovani, grazie all’aiuto del preside Burgio e di sua moglie, il commissario comprenderà anche il motivo simbolico della particolare posizione dei corpi dovuta ad un riferimento al Corano e alla tradizione dei dormienti di Efeso. Infine il commissario riesce a  ricostruire gli avvenimenti grazie a Lillo Rizzitano, uno dei protagonisti della vicenda.
Nella storia prevale l’intreccio. Le sequenze sono per la maggior parte sia narrative che dialogate, ma non mancano quelle riflessive con le geniali congetture del commissario. In generale il ritmo è piuttosto veloce. La storia è ambientata ai giorni nostri in un’immaginaria cittadina di nome  Vigata. La lingua usata è un misto tra italiano e siciliano, di semplice comprensione e si nota un’accurata scelta di ogni parola.
 
Caratterizzazione dei personaggi 
 
- Salvo Montalbano: protagonista non solo di questo romanzo, ma di tutto il ciclo di inchieste; sono  pochissimi i riferimenti alle caratteristiche fisiche relative all’aspetto di Montalbano, per lo più affiora il suo carattere. Il commissario è una di quelle persone che dice ciò che pensa senza fare troppi giri di parole, spesso è agitato e inquieto e ciò lo porta talora a rispondere in modo sgarbato. È una persona che non si pone dei pregiudizi, tenace, non si ferma davanti agli ostacoli, ma continua a lottare nonostante la situazione non sia semplice. Per qualche assurdo e sconosciuto motivo odia andare dal barbiere per tagliarsi i capelli e, nonostante si comporti cordialmente con le persone anziane, i suoi pensieri nei loro confronti non sempre sono rispettosi, più volte infatti ribadisce di volerli chiudere tutti in uno ospizio. È una persona abitudinaria, odia e rifiuta ogni tipo di cambiamento, proprio per questo non vuole accettare nessuna promozione con il conseguente trasferimento, quindi è privo di ambizione, nonostante possieda un grande intuito che gli permette di svolgere egregiamente il suo lavoro di poliziotto. Nel tempo libero oppure quando deve schiarirsi le idee, dedica qualche minuto ai suoi hobbies ovvero alle passeggiate in spiaggia, alle lunghe nuotate e alle letture importanti. È una buona forchetta, in più parti del romanzo si nota quanto apprezzi la buona cucina siciliana, intrattiene una relazione a distanza con Livia che vive a Genova e vi sono alcune informazioni vaghe che fanno intendere che sia un uomo di mezza età, originario della Sicilia.
-Il preside Burgio:  un uomo anziano che, pur essendo andato in pensione da una decina di anni, viene ancora chiamato preside in quanto lo fu per parecchio tempo. È un uomo di grande cultura, sempre disponibile e con una buona memoria, nonostante la veneranda età. Insieme a sua moglie aiuta il commissario a scoprire l’identità dei due cadaveri,  sarà infatti la signora per prima a pensare alla vera identità della ragazza uccisa ed è proprio grazie a questo suo intervento che sarà  possibile identificare i due e di conseguenza scoprire la verità.
- Mimì Augello: il vicecommissario di Vigata, i rapporti con Montalbano sono alquanto difficili in quanto, nonostante il commissario lo stimi, lo considera anche un rivale, tanto da tenerlo spesso lontano o addirittura all'oscuro delle indagini, giacché ritiene di essere un cacciatore solitario. Inoltre Montalbano è geloso di Mimì, grande playboy,  poiché questo dimostra una certa simpatia per Livia. Mimì è comunque un grande amico di Salvo.
 - Giuseppe Fazio: uno dei  poliziotti della centrale di Vigata, è efficiente e capace, l'unico che riesca a capire realmente gli ordini del commissario, portandoli a termine senza farsi troppe domande o problemi. È un agente esperto che non si lascia irritare dalle provocazioni di Montalbano. 
 
Non avendo letto altri libri di Camilleri non posso fare un confronto per decidere se questo sia come tutti gli altri o se migliore o peggiore, però posso affermare che mi è piaciuto. Partendo dal presupposto che amo i polizieschi, era piuttosto scontato che la trama mi appassionasse, ma il resto? All’inizio, come spesso capita con qualcosa di nuovo, mi sono sentita spaesata nel leggere espressioni dialettali che fino a quel momento avevo solo sentito usare a poche persone ma è stato facile capire il loro significato dal contesto. Ho apprezzato il personaggio di Montalbano soprattutto per il suo genio, per quel suo quid in più che gli permette anche solo grazie ad un’apparente insignificante parola, ad un piccolo gesto di arrivare alla verità, e riesce sempre a dimostrare un grande ingegno ed amore per la ricerca della verità e della giustizia. Un altro dei motivi che mi ha fatto appassionare a questa lettura è che egli riesce ad affrontare tematiche delicate e soprattutto reali da cui spesso tutti ci allontaniamo o fingiamo che non esistano poiché è più semplice. Io, in prima persona, odio leggere libri che parlano di mafia o di altre realtà “scomode” e  pericolose, così lontane eppure vicine, che mi lasciano con l’amaro in bocca e con mille domande senza risposta, ma in questo romanzo Camilleri fa sì che Montalbano ottenga una, anche se piccola, vittoria contro la malavita. Inoltre questo clima pesante viene alleggerito da intervalli divertenti con le scene di Catarella.  A mio parere, un’ altra tematica che emerge è l’importanza per l’uomo della speranza, ultima a morire. Infatti Lillo Rizzitano nel ricomporre i cadaveri come nella leggenda dei dormienti di Efeso e nella tradizione del Corano in qualche modo spera che un giorno i due amanti possano risvegliarsi e vivere insieme la vita che meritavano. Quindi vi è la speranza, che spesso è solo un’illusione, a cui ci aggrappiamo per non affrontare la dura realtà. In conclusione, posso dichiarare di aver apprezzato questo libro e penso che  leggerò qualche altra inchiesta, la cui lettura consiglio a tutti.

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