venerdì 23 gennaio 2015



                              “La mia Londra”  

di Simonetta Agnello Hornby

Maria Grazia Trimboli  VA Liceo Classico


In una città nuova, mi lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare a niente, cammino, mi guardo intorno, mi unisco a una piccola folla curiosa, prendo i mezzi pubblici, compro il cibo di strada e mangio nei posti meno frequentati. Faccio una sosta, seduta su una panchina in un parco, bevendo una bibita in un caffè o appoggiata alla facciata di un edificio, come una mosca su un muro: e da lì osservo, odoro, ascolto. Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si rivela.” È così che, la scrittrice Siciliana, Simonetta Agnello Hornby, descrive la propria esperienza individuale, all’interno di un libro di 272 pagine, in un viaggio compiuto a Londra nel Settembre del  1963, a sole tre ore da Palermo via aereo. Questo è un libro che diviene inno per la città di Londra, in continuo mutamento. In un primo momento si recò lì per apprendere la lingua e comprese che esisteva un mondo completamente diverso, dove poteva pur essere un’aliena, ma non si sentiva estranea. In questa città si trovò costretta a crescere, diventando adulta. La protagonista del libro “La mia Londra”  ritornata per la seconda volta dopo qualche anno si sposa acquisendo un cognome inglese, ha due figli e deve unire il proprio modo di essere siciliana con il nuovo stile di vita londinese. Attraverso le sue parole, il lettore sarà condotto per le strade di Londra alla scoperta di luoghi nascosti, non solo quelli che da turisti la maggior parte dei viaggiatori ha frequentato. Detiene un ruolo fondamentale la scoperta di Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, all’età di ventisette anni, cercando un lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre dell’illuminismo inglese. Johnson stesso affermò: <<Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere>>. Ricordando ogni momento della sua vita, legato al suo arrivo, al primo teatro o tramezzino, così come alla vita con i suoceri, con gli amici e al suo studio legale, la scrittrice ci parla di Londra. Ci ritroviamo a percorrere i viali di Londra, ad assaporare i suoi piatti preferiti, vagare nei sobborghi colmi di storia; curiosiamo nei mercatini; visitiamo monumenti e apprendiamo anche il perché siano nati i pub o la motivazione per la quale i politici inglesi siano tanto benvoluti dal popolo stesso. Ogni capitolo è intitolato e ogni titolo è seguito da una citazione di Samuel Johnson. Egli, come la nostra autrice, si trasferisce a Londra in età adulta e di lei si innamora e parla nel suo poema “London”. Simonetta ha visto in lui un amico che ha svolto il ruolo di guida, tanto che nel suo libro fa riferimento ad aneddoti che hanno Johnson come protagonista. Questi giovano a far capire a noi lettori lo spirito londinese o quella che per Simonetta è la vera essenza dei londinesi: parlando di questi come un popolo generoso per la loro città.

L’autrice, vittima di un fatale colpo di fulmine, racconta come l’anima della città si sia mostrata a lei, un giorno dopo l’altro, nelle abitudini che fanno di alcuni luoghi appuntamenti quotidiani, nel contratto con la gente che porta il volto del mondo, in quella collezione di memorie storiche, letterarie, addirittura mitiche che si sono avvicendate senza cancellare i passi precedenti, in quel diario smisurato di vite che è la città di Londra.

<< Passeggiando per le strade, i giardini e le piazze, questa immensità quasi non la percepisco; sono attratta dalle stradine, dai vicoli, dai portici delle case e finisco per convincermi – sbagliando che quel microcosmo è la vera Londra. Mentre è semplicemente la mia Londra. >>. Scrivere un libro tale, secondo me, è stato un impegno notevole. Inizialmente ho trovato difficile comprendere le sue parole perché la Hornby parla sempre in prima persona e delle sue vicende personali tanto che ho pensato di essere di fronte ad una biografia non ad un romanzo. Lei stessa afferma che si tratta di “una dichiarazione di amore a una grande città e ai suoi abitanti”.


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