domenica 25 gennaio 2015



Commento personale all’intervista  ad

 Andrea Camilleri “il maestro senza regole”


Giulia Signorino V B Liceo Classico


Andrea Camilleri non è solo l’autore degli intriganti libri dedicati alla figura del brillante e famoso Montalbano, dai noi giovani molto conosciuto, ma anche un regista, autore teatrale, radiofonico, sceneggiatore e soprattutto un “Maestro”. Pur non volendo essere considerato né chiamato in tale modo, Camilleri verrà ricordato e ritenuto  “maestro”. Di origine siciliana, il nostro autore si trasferì ben presto a Roma, dove ancora oggi vive. Anche se lontano dalla terra natia non ha mai  abbandonato le ambientazioni e le atmosfere siciliane tipiche infatti dei suoi scritti. Come ci racconta nella sua intervista il nostro “maestro” predilige la notte per scrivere, aggiungendo che, se non è in perfetto ordine, l’ispirazione gli viene mancando. Inoltre paragona il suo scrivere al lavoro di una trapezista , la quale pur faticando riesce a nascondere la fatica con un sorriso apparendo “in ordine”. Sempre nell’intervista Camilleri ci informa sul libro da lui scritto che preferisce, “Il re di Girgenti”, un romanzo storico scritto in dialetto siciliano. Durante l’intervista Camilleri ci porta con sé nel viaggio verso la Sicilia che per lui è solo un ricordo facendoci vivere emozionanti avventure emotive nella sua città e nella sua scuola… Racconta dell’incontro con Pirandello, cugino della nonna, o delle lunghe passeggiate con la nonna accompagnate da mitici racconti e pur  mi ritrovo a passeggiare anch’io nei suoi ricordi.  Le sue parole e i suoi racconti sono molto profondi tanto che riescono a penetrare nella mia immaginazione e nella mia mente. “Essere se stessi” è questo ciò che conta nella vita, in qualsiasi momento favorevole o sfavorevole, straordinario o meno;  è ciò che ci dice il nostro “maestro” ricordando l’insegnamento del padre, oltre all’amore per la Sicilia e per la poesia. Aver ascoltato questa intervista mi è servito molto, ho raccolto tutti i messaggi “lanciati” e ne ho fatto tesoro, è la prima intervista che  ascolto e non ne ho abbastanza. Ho sempre sentito parlare di lui , ma non mai sentito lui parlare di sé in tal modo da perdermi e ritrovarmi insieme a lui nei suoi ricordi.


“La pensione Eva” 

di Andrea Camilleri



Questo libro non è un romanzo storico né un racconto poliziesco, tipico di Camilleri, ma è un racconto che lo stesso Camilleri definisce “fortunatamente inqualificabile”.
La pensione Eva era il casino di Vigàta dove transitavano figure provinciali. Una “casa chiusa” che diventa lo sfondo di un vero e proprio romanzo di formazione dolce e poi crudele. Ogni quindici giorni le sei “picciotte” della pensione partono e ne arrivano della nuove, è in mezzo a queste presenze che Nenè, Ciccio, Jacolino trascorrono la loro giovinezza. Nenè in un primo momento ancora tredicenne, credeva fossero delle fate che attirassero uomini “sonnolenti”, che avevano bisogno di “aiuto”. Con il passare del tempo in  Nenè cresceva la curiosità  e aspettava con ansia la maggiore età per entrare in questa pensione, ma ancora era presto e solo la cugina  Angela poteva raccontargli quel che accadeva all’interno. Se tutto era iniziato come un mistero in cui giocare, tutto finirà in una realtà in cui non si giocherà più.
È la prima volta che mi cimento nella lettura di un romanzo di Andrea Camilleri,  ho trovato un po’ di difficoltà per capire la lingua siciliana, ma ho subito capito che si tratta di un grande autore. Si riconosce subito la penna di un ottimo scrittore, ancora di più quando, dopo aver letto le prime pagine, vorresti che il tempo si fermasse, solo per consentirti di continuare a leggere fine alla fine il libro magari in un solo giorno. Mi ha colpita principalmente l’ambientazione: la guerra e i mutamenti ad essa conseguenti che danno all’epilogo un senso di malinconia per la caducità della cose. Inoltre ho trovato piacevole e divertente, anche se in un contesto malinconico, la fine. Sicuramente significativa la  scena in cui i  due amici  attraverso il fumo della ”sicaretta” esprimono la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo corso scherzandoci sopra.


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