venerdì 23 gennaio 2015


La zia Marchesa”   

di Simonetta Agnello Hornby


Gabriella Spadaro VA Liceo Classico


Costanza Safamita sin da piccola viene rifiutata dalla madre che avrebbe voluto un maschio e per i capelli rossi di lei, così la bambina si affeziona sempre di più alla servitù. Sarà lei, divenuta adulta, per volere del padre, ad ereditare il patrimonio della famiglia, creando dissapori e tensioni tra i fratelli. Stefano viene allontanato da casa perché si innamora di una donna non nobile e la sposa contro il volere del padre; Giacomo, il più piccolo, dilapida il patrimonio familiare e dopo la morte del padre si dimostra invidioso dello stato patrimoniale ereditato dalla sorella e prova ad ucciderla. Costanza affronterà la vita sociale palermitana e una vita coniugale tormentata, anche se è stata proprio lei a decidere di sposare il marchese di Sabbiamena, il quale accetta di sposarla solo per la sua dote. I primi anni non ama la moglie e la tradisce continuamente, il matrimonio non viene consumato se non dopo sette anni. Da una relazione con una donna di servizio nascerà un figlio che Costanza cercherà di proteggere in segreto.
L’intera vicenda viene raccontata da Amalia Cuffaro, balia di Costanza, a sua nipote Pinuzza con un lungo flashback. Le sequenze sono per la maggior parte narrative e descrittive, a volte dialogate, quasi assenti quelle psicologiche. Il ritmo è veloce. La storia è ambientata nella Sicilia della seconda metà dell’Ottocento, dopo l’unità d’Italia che vede il passaggio dai Borboni al nuovo Regno d’Italia con i problemi che ciò comporta per i contadini che speravano di avere una condizione sociale migliore e che invece vedono peggiorare la situazione soffocati da nuove tasse, imposte dal nuovo stato, e la decadenza della vecchia aristocrazia, cui rimangono i titoli ma non i beni. La lingua usata è colloquiale e di semplice comprensione.
Caratterizzazione dei personaggi
 - Costanza Safamita: conosciuta anche come la zia Marchesa è la protagonista indiscussa del romanzo. Poco considerata dalla madre Caterina, a causa della sua chioma rossa e del suo aspetto fisico, quasi "di un'altra razza"; infatti, secondo le credenze popolari dell’epoca, le persone con i capelli rossi erano maliziose, cattive e traviate e per questo vittime di pregiudizi come si vede anche nella novella ‘Rosso Malpelo’ di Verga.   Costanza cresce fra la servitù e trascorre le sue giornate fra le occupazioni umili e l'esercizio della musica e del ricamo, i suoi passatempi preferiti. È  amata e protetta dal padre, il barone Domenico, che consapevole delle decisioni dei figli e per riscattare la figlia dai tanti torti subiti, decide di lasciarla come unica erede della famiglia. Questo porterà  Costanza ad affrontare le proprie paure e le proprie insicurezze, tipiche di chi si è sempre sentito diverso ed escluso dalla società. Inoltre dovrà affrontare la vita mondana della buona società palermitana per trovare marito. Alla fine sceglierà lei, al contrario delle usanze del tempo, chi sposare. Il fortunato sarà il Marchese di Sabbiamena, di cui lei è follemente innamorata, sin dal loro primo incontro ma la vita matrimoniale non sarà felice. Il marito non la considera né la sfiora; la sposa solo per la sua dote dato che, anche se ha un titolo nobiliare, fa parte dell’aristocrazia decaduta a cui non sono rimasti beni. Nonostante ciò Costanza vivrà un breve periodo felice.
- Il barone Safamita: padre di Costanza, è una figura importante all’interno del racconto, si presenta come il classico padre di famiglia, che prende tutte le decisioni  e non accetta repliche e cerca di fare il meglio per i suoi figli. Si nota subito il grande amore nei confronti della moglie. È uno dei pochi ad essere realmente affezionato a Costanza e si legherà ancora di più a lei dopo la morte della moglie. Capendo il suo grande potenziale decide di lasciarle l’intera eredità, escludendo dal testamento i figli maschi che gli hanno dato solo delusioni e preoccupazioni.
- Caterina Safamita: madre di Costanza, sposata con il Barone Safamita, rifiuta la figlia sin dalla nascita sia per il sesso, in quanto voleva un altro figlio maschio, sia per i capelli rossi che, secondo le usanze del tempo, erano tipici delle persone cattive e viziose. Ignorerà la figlia, che crescerà tra la servitù, e morirà senza il minimo rimpianto di non averla amata.
- Il marchese di Sabbiamena:  uomo piuttosto attraente, sposa Costanza per interesse e non per amore,  il loro matrimonio è una messinscena e non verrà consumato fino al settimo anno. Durante questo arco di tempo intrattiene relazioni carnali con più donne, anche sotto lo stesso tetto in cui vive con sua moglie, addirittura con la servitù.  In seguito si scoprirà perdutamente innamorato di lei, ma la loro felicità sarà breve, in quanto continuerà a tradirla dopo averle promesso di non farlo più e avrà un figlio con una serva.
- Stefano e Giacomo Safamita: sono i fratelli di Costanza; Stefano è più legato a lei, anche se, dopo la morte del padre, insieme a Giacomo farà di tutto per impadronirsi del patrimonio di Costanza dato che nessuno dei due aveva avuto l’eredità poiché avevano condotto una vita non approvata dal padre. Stefano aveva sposato una popolana, la figlia di un ferraio, e Giacomo si ubriacava e conduceva una vita dissoluta.
- Amalia Cuffaro:  la balia di Costanza sin dalla sua nascita, le sta sempre vicino, curandola e amandola come una madre. Narra la storia della marchesa alla nipote Pinuzza con la quale vive alla Montagnazza ad Agrigento, prendendosi cura della ragazza.
Non avendo letto altri libri della Hornby, non posso fare un confronto, però posso dire che di questo libro ho apprezzato sia la storia che il suo modo di scrivere, molto semplice e scorrevole. Infatti invita a continuare la lettura, soprattutto perché ogni capitolo è la perfetta continuazione del precedente, senza interruzioni, che fermano la narrazione. Le descrizioni sono molto curate e precise, trasportano in quel mondo della nobiltà di fine Ottocento con un magnifico spaccato storico della Sicilia, con la mentalità, i limiti e le passioni delle persone dell’epoca, accentuato dai riferimenti alla cucina del periodo e ai proverbi dialettali che introducono ogni capitolo. Quindi, in conclusione, posso affermare di aver gradito la lettura e la consiglio a tutti.

Nessun commento: