“Il male che si deve raccontare”
di Simonetta Agnello Hornby
Maria Elena Cambria VA Liceo Classico
“La violenza è tra noi, nelle nostre case e in quelle dei nostri
amici. E sui nostri posti di lavoro.” Simonetta Agnello Hornby sceglie di
raccontare la violenza domestica. Non si tratta più di un singolo caso, ma di
più eventi che sconvolgono e devastano intere famiglie, in particolar modo le
donne, vittime in prima linea. L’autrice si è ritrovata spesso a difendere in
tribunale delle donne per diversi casi e problematiche, stupendosi ancora nel vedere quanto la comunicazione e
l’informazione siano carenti, nonostante queste notizie vengano pubblicate sui
giornali, persino su internet, l’ignoranza è ancora dilagante. La Hornby narra
attraverso i suoi racconti una situazione siciliana del 1951 premettendo: “La
violenza e le brutture della vita appartenevano alle favole … la paura e il
dolore abitavano solo nei racconti biblici e mitologici, in cui gli adulti
facevano la guerra e si uccidevano tra loro.”. Quando diventò responsabile del recupero crediti in uno studio legale di Lusaka, a
soli 21 anni, aveva assistito alla nascita di una storia d’amore tra Liza e
John, testimonianza di come la violenza possa essere celata dietro l’entusiasmo,
la gratitudine, l’ammirazione e quello che le donne credono vero amore. Da
questo momento in poi Simonetta nel suo studio legale Hornby&Levy si
occuperà dei suoi clienti prendendo a cuore diverse cause, ma soprattutto
scoprendo il marcio della società e affrontando vittorie e sconfitte, le quali
alle volte hanno segnato la fine di una vita umana.
La storia, anzi è meglio dire la serie di storie seguono la
fabula. Vengono narrate secondo un ordine cronologico non ben definito, ma è
immediatamente comprensibile che l’autrice, con il passare degli anni, prenda
coscienza della realtà quotidiana. Non sono presenti molte sequenze dialogiche,
ma varie sequenze psicologiche che tendono a rallentare il ritmo narrativo, in
quanto lasciano maggiore spazio ai pensieri della scrittrice, a volte ci sono anche
interi capitoli dedicati alle sue riflessioni sullo sviluppo e la crescita di
questo fenomeno; lei stessa raccoglie in prima persona dei dati statistici che
le permettono di avere una visione generale. Le sequenze descrittive più
interessanti sono all’interno del primo capitolo nella descrizione del palazzo
dei nonni in cui da piccola trascorreva le vacanze estive: il balcone, il
panorama sul mare, il reticolo di strade a zig zag, tegole a cannolo,
terrazzini e piccoli vicoli chiusi. La Hornby racconta le sue storie nei minimi
particolari senza mai annoiare. Le analessi sono presenti per fare in modo che
si focalizzi sulle tappe più importanti della sua carriera, quando da semplice responsabile
di recupero crediti divenne proprietaria di uno studio di avvocato di grande
fama a Londra. Le sequenze sono brevi, lo mostrano la lunghezza dei capitoli,
infatti riesce a raccogliere il fulcro delle sue idee e a trasmetterle in
maniera assai abile. Il tutto è narrato dal 1951 fino a storie più recenti
relative a casi da lei trattati in
Sicilia e a Londra.
Caratterizzazione dei personaggi
Le protagoniste delle sue storie sono le donne vittime di
violenza. Filomena, venditrice di uova e anziana donna, che non si sottraeva
alle violenze del marito in quanto credeva di meritarle; John e Liza, due
clienti assidui di un’azienda per cui Simonetta lavorava e che andavano in
ufficio per discutere le proposte di debito dei lavoratori, la classica coppia
“trofeo” perfetta all’apparenza ma internamente fragile; Mrs. P, commessa in un
negozio di stoffe, su cui vengono a pesare le conseguenze della frustrazione
del marito Josè; Imogen che era stata testimone della violenza del padre verso
le sue sorelle maggiori ed era consapevole del fatto che fosse arrivato il suo
turno; Fenella Connor, una quindicenne londinese, dall’aspetto distrutto,
credeva nella giustizia ma fu abbandonata dalla madre all’inizio
dell’udienza. Lo stile è molto semplice
e scorrevole e la lingua comprensibile.
Personalmente credo che Simonetta Agnello Hornby sia una grande
scrittrice e che meriti tutto il successo che ha avuto se non di più; mi
dispiace che non se ne parli molto all’interno delle scuole, anche perché ho
avuto l’occasione di conoscerla come autrice soltanto ultimamente e credo che
sia degna di nota per molti spunti e riflessioni che potrebbero partire proprio
dai suoi lavori. Sono evidenti il suo impegno, il suo lavoro costante, la sua
determinazione e le lotte che ha combattuto, la forza che nel bene o nel male
ha trasmesso, al di là delle sue possibilità. Sono convinta che sia una grande
donna prima di tutto il resto, il libro è davvero illuminante! È vero, di violenza domestica se ne parla
ovunque, ma l’informazione è troppo generica; lei invece anche attraverso le
indagini statistiche, che potrebbero sembrare noiose, spinge ad informarsi più
a fondo. Leggerò sicuramente qualche altro libro di Simonetta, ma posso già
dire che questa ultima esperienza di lettura è stata molto positiva e formativa.
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