Commento personale all’intervista ad
Andrea Camilleri “il maestro senza regole”
Claudia Imbruglia III B Liceo Classico
“La sua intelligenza ti
rende felice”. È una delle frasi che pronuncia Teresa Mannino che ha avuto
il privilegio di intervistare Andrea Camilleri e di entrare nel suo famoso
piccolo studio dove crea le sua grandi storie e trova “l’eccezionale nel quotidiano”. Un ottantanovenne che ha più spirito
e voglia di fare di un ventenne. Questa voglia di fare, secondo me, deriva da
una serie di ricordi ancora vivi quali quelli legati alla nonna Elvira, che
stimolò la sua fantasia, o quelli relativi alla nonna Carolina, cugina di
Pirandello; i ricordi della sua fanciullezza e della scuola (il liceo classico “Empedocle”) che gli danno la forza e
lo spingono a fare quel qualcosa di spettacolare che emoziona e diverte molte
persone. Il messaggio che più mi ha colpita di questa intervista è di “vivere la vita senza paura”. Se avesse
avuto paura non sarebbe diventato l’Uomo che in qualche modo abbiamo potuto
conoscere in questa “storia”. Se abbiamo paura non viviamo mai. Le sue parole
non mi sono assolutamente apparse false ma di una veridicità unica, come se ti
stesse parlando con il cuore in mano. Di solito l’immagine di uno scrittore appare
come una figura irraggiungibile, lontana da noi; Camilleri no, è uno di noi. È
una figura legata ai veri valori, come l’amore verso sua moglie Rosetta e il
rifiuto delle frivolezze o del superfluo.
Ma l’insegnamento più alto è sicuramente “se tu sei quello che sei, sei più vero del maestro”, ops di Camilleri.
Ma l’insegnamento più alto è sicuramente “se tu sei quello che sei, sei più vero del maestro”, ops di Camilleri.
“Il ladro di merendine”
di Andrea Camilleri
Vigata è scossa da due fatti di sangue nel giro di poche ore.
Viene ritrovato il corpo senza vita di un tunisino a bordo di un peschereccio
“Il Santo padre” e l’altro di un certo Lapecora accoltellato nell’ascensore di
casa propria. Il caso del peschereccio passa per competenza alla questura di
Mazara del Vallo, mentre il commissario Montalbano indaga sull'omicidio di
Lapecora. La vedova sospetta che il marito sia stato ucciso da Karima, l’amante
dell’uomo, che è scomparsa misteriosamente il giorno stesso del delitto assieme
al figlio François. Un’anziana maestra Clementina Vasile Cozzo racconta di aver
visto un giovane tunisino nell’ufficio di Lapecora il giorno prima del delitto.
Per caso il commissario scopre che un ignoto bambino aggredisce gli alunni di
una scuola elementare per rubare le merendine. Grazie ad un'intuizione di
Livia, Montalbano si rende conto che il misterioso ladro è François che sarà
protetto per tutto il corso delle indagini dallo stesso Montalbano e Livia. A
risolvere il caso è proprio il piccolo François, che riconosce il tunisino
ucciso a bordo del peschereccio. È suo zio Ahmed, il fratello di Karima.
La vicenda narrata segue l’intreccio, infatti durante la
narrazione sono presenti due flashback che alterano il corso della narrazione.
I fatti si svolgono ai giorni nostri, a Vigata e nei dintorni. Il ritmo
narrativo è veloce per la presenza considerevole di sequenze narrative, sono
molto frequenti anche le sequenze dialogate e riflessive. Il narratore non
interviene all’interno della vicenda.
Caratterizzazione dei personaggi
Il personaggio principale
è Salvo Montalbano, commissario di Vigata. Nella vicenda narrata sono presenti
pochissimi elementi descrittivi: viene evidenziato solamente il suo cambio di
umore a seconda del tempo ( “soggetto
come era al tempo che faceva”). Nell’opera ci sono dei riferimenti a dei
fatti personali della vita di Montalbano che influiscono sulla sua sfera
psicologica, sul suo atteggiamento e sul suo stato d’animo. Infatti dopo aver
saputo del padre, ammalatosi di tumore, subisce un crollo emotivo. Arriva
all’ospedale quando il padre è già morto e si arrabbia con se stesso per il suo
grande egoismo.
Il personaggio secondario è François. Suo padre è un francese
che ha vissuto pochi anni in Tunisia, conoscendo Karima. Il bambino è molto
sveglio per la sua età, ha solo 6 anni. È importante anche perché dà il titolo
alla storia: infatti è proprio François il ladro di merendine. Viene accudito
per tutto il corso delle indagini da Livia e Montalbano. Fra quest’ultimo ed il
bambino si viene a creare un rapporto da molto forte, François gli confessa il desiderio di voler
riavere la propria madre.
Un altro personaggio è Aurelio Lapecora, trovato morto
nell’ascensore di casa propria. È un signore sessantenne, ora pensionato e
prima proprietario di una ditta di esportazioni. All’interno della vicenda
narrata non vengono forniti altri particolari.
Un altro personaggio importante è la signora Clementina Vasile
Cozzo che fornisce dati utili per l’indagine. È una signora sessantenne molto
ben vestita. Sta su una sedia rotelle. È vedova e pensionata, un tempo faceva la
maestra elementare. Ha un ottimo rapporto con il figlio Giulio. Abita di fronte
all’ufficio di Lapecora, dal suo salotto è possibile vedere chiaramente la
prima camera dell’ufficio.
Karima è la madre di François e l’amante di Lapecora. Viene
descritta come una donna molto bella, fa la cameriera. All’interno della
vicenda narrata non vengono forniti altri particolari.
Fazio è uno dei principali collaboratori del commissario, nonché
amico dello stesso. È dotato di acuto istinto poliziesco ma nella vicenda
narrata appare poche volte.
Livia, la fidanzata di Montalbano assume un ruolo fondamentale
nel gestire il rapporto con il piccolo François, il quale trova in Livia il
conforto della madre sparita.
Nel corso della storia compaiono molti collaboratori del
protagonista come il vice-commissario Augello, il centralinista Catarella e gli
agenti Gallo e Galluzzo.
Mi è piaciuto molto questo libro poiché mi hanno colpita i
diversi momenti in cui Montalbano si spoglia delle sue vesti da commissario ed
entra in una parte che non gli si addice completamente: quella di “padre”
accudendo il piccolo François. A questo proposito mi ha sorpresa la perfetta
intesa creatasi tra i due. Ho notato, inoltre, che Montalbano da irascibile e
scorbutico, come può apparire, diventa subito debole ed “umano” alla notizia
che il padre sta morendo di cancro. Quindi ho un giudizio positivo di tutto il
romanzo per l’alternanza tra giallo e sentimenti che creano un equilibrio che
mi ha invogliata a leggere il libro piacevolmente.
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