“La zia Marchesa”
di Simonetta Agnello Hornby
Gabriella Spadaro VA Liceo Classico
Costanza Safamita sin da piccola viene rifiutata dalla
madre che avrebbe voluto un maschio e per i capelli rossi di lei, così la
bambina si affeziona sempre di più alla servitù. Sarà
lei, divenuta adulta, per volere del padre, ad ereditare il patrimonio della
famiglia, creando dissapori e tensioni tra i fratelli. Stefano
viene allontanato da casa perché si innamora di una donna non nobile e la sposa
contro il volere del padre; Giacomo, il più piccolo, dilapida il patrimonio
familiare e dopo la morte del padre si dimostra invidioso dello stato
patrimoniale ereditato dalla sorella e prova ad ucciderla. Costanza affronterà la vita sociale palermitana e una
vita coniugale tormentata, anche se è stata proprio lei a
decidere di sposare il marchese di Sabbiamena, il quale accetta di sposarla
solo per la sua dote. I primi anni non ama la moglie e la tradisce
continuamente, il matrimonio non viene consumato se non dopo sette anni. Da una
relazione con una donna di servizio nascerà un figlio che Costanza cercherà di
proteggere in segreto.
L’intera vicenda viene raccontata da Amalia Cuffaro, balia di
Costanza, a sua nipote Pinuzza con un lungo flashback. Le sequenze sono per la
maggior parte narrative e descrittive, a volte dialogate, quasi assenti quelle
psicologiche. Il ritmo è veloce. La storia è ambientata nella Sicilia della
seconda metà dell’Ottocento, dopo l’unità d’Italia che vede il passaggio dai Borboni al nuovo Regno d’Italia con i problemi
che ciò comporta per i contadini che speravano di avere una condizione sociale
migliore e che invece vedono peggiorare la situazione soffocati da nuove tasse,
imposte dal nuovo stato, e la decadenza della vecchia aristocrazia, cui
rimangono i titoli ma non i beni. La lingua usata è colloquiale e di semplice comprensione.
Caratterizzazione dei personaggi
- Costanza Safamita:
conosciuta anche come la zia Marchesa è la protagonista indiscussa del romanzo.
Poco considerata dalla
madre Caterina, a causa della sua chioma rossa e del suo aspetto fisico, quasi
"di un'altra razza"; infatti, secondo le credenze popolari
dell’epoca, le persone con i capelli rossi erano maliziose, cattive e traviate
e per questo vittime di pregiudizi come si vede anche nella novella ‘Rosso
Malpelo’ di Verga. Costanza cresce fra
la servitù e trascorre le sue giornate fra le occupazioni umili e l'esercizio
della musica e del ricamo, i suoi passatempi preferiti. È amata e protetta dal padre, il barone Domenico,
che consapevole delle decisioni dei figli e per riscattare la figlia dai tanti
torti subiti, decide di lasciarla come unica erede della famiglia. Questo
porterà Costanza ad affrontare le
proprie paure e le proprie insicurezze, tipiche di chi si è sempre sentito
diverso ed escluso dalla società. Inoltre dovrà affrontare la vita mondana
della buona società palermitana per trovare marito. Alla fine sceglierà lei, al
contrario delle usanze del tempo, chi sposare. Il fortunato sarà il Marchese di Sabbiamena, di cui lei è
follemente innamorata, sin dal loro primo incontro ma la vita matrimoniale non
sarà felice. Il marito non la considera né la sfiora; la sposa solo per la sua
dote dato che, anche se ha un titolo nobiliare, fa parte dell’aristocrazia
decaduta a cui non sono rimasti beni. Nonostante ciò Costanza vivrà un breve
periodo felice.
- Il barone Safamita: padre di Costanza, è una figura importante
all’interno del racconto, si presenta come il classico padre di famiglia, che
prende tutte le decisioni e non accetta
repliche e cerca di fare il meglio per i suoi figli. Si nota subito il grande
amore nei confronti della moglie. È uno dei pochi ad essere realmente
affezionato a Costanza e si legherà ancora di più a lei dopo la morte della
moglie. Capendo il suo grande potenziale decide di lasciarle l’intera eredità,
escludendo dal testamento i figli maschi che gli hanno dato solo delusioni e
preoccupazioni.
- Caterina Safamita: madre di Costanza, sposata con il Barone
Safamita, rifiuta la figlia sin dalla nascita sia per il sesso, in quanto
voleva un altro figlio maschio, sia per i capelli rossi che, secondo le usanze
del tempo, erano tipici delle persone cattive e viziose. Ignorerà la figlia,
che crescerà tra la servitù, e morirà senza il minimo rimpianto di non averla
amata.
- Il marchese di Sabbiamena: uomo piuttosto attraente, sposa Costanza per
interesse e non per amore, il loro
matrimonio è una messinscena e non verrà consumato fino al settimo anno.
Durante questo arco di tempo intrattiene relazioni carnali con più donne, anche
sotto lo stesso tetto in cui vive con sua moglie, addirittura con la
servitù. In seguito si scoprirà
perdutamente innamorato di lei, ma la loro felicità sarà breve, in quanto
continuerà a tradirla dopo averle promesso di non farlo più e avrà un figlio
con una serva.
- Stefano e Giacomo Safamita: sono i fratelli di Costanza;
Stefano è più legato a lei, anche se, dopo la morte del padre, insieme a
Giacomo farà di tutto per impadronirsi del patrimonio di Costanza dato che
nessuno dei due aveva avuto l’eredità poiché avevano condotto una vita non
approvata dal padre. Stefano aveva sposato una popolana, la figlia di un
ferraio, e Giacomo si ubriacava e conduceva una vita dissoluta.
- Amalia Cuffaro: la
balia di Costanza sin dalla sua nascita, le sta sempre vicino, curandola e amandola
come una madre. Narra la storia della marchesa alla nipote Pinuzza con la quale
vive alla Montagnazza ad Agrigento, prendendosi cura della ragazza.
Non avendo letto altri libri della Hornby, non posso fare un
confronto, però posso dire che di questo libro ho apprezzato sia la storia che
il suo modo di scrivere, molto semplice e scorrevole. Infatti invita a
continuare la lettura, soprattutto perché ogni capitolo è la perfetta continuazione del
precedente, senza interruzioni, che fermano la narrazione. Le descrizioni sono
molto curate e precise, trasportano in quel mondo della nobiltà di fine Ottocento
con un magnifico spaccato storico della Sicilia, con la mentalità, i limiti e
le passioni delle persone dell’epoca, accentuato dai riferimenti alla cucina
del periodo e ai proverbi dialettali che introducono ogni capitolo. Quindi, in conclusione, posso affermare di aver gradito
la lettura e la consiglio a tutti.
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