Commento personale all’intervista ad
Andrea Camilleri “il maestro senza regole”
Federica Sgrò VB Liceo Classico
Ho avuto la possibilità di seguire con i miei compagni di classe
l’intervista fatta ad Andrea Camilleri, importante scrittore siciliano, dalla
straordinaria comica Teresa Mannino. Durante l’intervista, Camilleri ha parlato
della sua vita e dei valori che gli hanno permesso di diventare lo scrittore
famosissimo che è adesso. Dall’intervista è emersa l’importanza che Camilleri
dà alla cultura posta al centro di tutto; sostiene inoltre di voler divertire i
lettori, proprio come fa una trapezista che, nonostante la fatica del suo
lavoro, lavora sempre col sorriso per rilassare e dar gioia al pubblico.
Raccontando la sua vita, Andrea ha esposto tutti i valori che lo hanno
accompagnato nella gioventù, uno di questi è la libertà. Racconta di esser
vissuto in un’ epoca in cui l’uomo non era libero di far ciò che desiderasse,
di dir ciò che volesse; racconta la storia del suo professore, che stava con il
cappotto completamente abbottonato per non far vedere la camicia nera fascista
che era costretto a portare. Parla dell’amore verso la sua terra, la Sicilia,
una terra che spesso è conosciuta per gli aspetti negativi e non per quelli
positivi; racconta il ruolo fondamentale che ha l’amore nella sua vita, infatti
dice “l’unica cosa che mi terrorizza è la perdita degli affetti”. E con la
moglie è particolarmente unito, sua compagna fedele di vita, che lo ama ancora
adesso, come quando erano giovani, e gli ha regalato per il suo ottantanovesimo
compleanno lo stesso libro regalatogli sessant’anni prima. Una delle storie
della sua vita, che mi ha più colpita di
più, è quella che riguarda la morte del
padre. Camilleri ricorda che fu proprio al padre in punto di morte che raccontò in un misto tra italiano e dialetto siciliano
una storia che aveva intenzione di scrivere; il padre ne rimase affascinato e
gli chiese di scriverla così come gliel’aveva raccontata, successivamente
dedicherà a lui il suo primo libro: “ dedicato a mio padre, che non seppe
insegnarmi nulla se non di essere quello che sono”. Mi ha anche stupita la
parentela con Luigi Pirandello, cugino della nonna, una delle donne più
importanti della sua vita e che da bambino lo aiutava a stimolare la fantasia.
Personalmente, devo ammettere che sono rimasta profondamente colpita dalla personalità di quest’uomo, molto
semplice e giovanile. Un uomo che ha affrontato la vita con coraggio ed
intelligenza e che ha scelto di essere vero, senza farsi influenzare e cambiare
dal grande successo che ha ricevuto: “ sii tu, sii più vero ed essere vero è la
cosa più bella che ci sia”.
“Il ladro di merendine”
di Andrea Camilleri
Il libro tratta di due
omicidi. Uno di questi riguarda la morte di un povero vecchio, il signor
Lapecora, ucciso nell’ascensore del suo palazzo; l’altro quello di un
terrorista tunisino, Ahmed Moussa, ucciso su un peschereccio al largo delle
coste di Mazara del Vallo. Montalbano, ancora una volta, riesce a capire che i
due omicidi sono collegati risolvendoli con la sua solita abilità ed astuzia. La
vicenda si svolge a Vigata (città immaginaria) ai giorni nostri.
Il ritmo narrativo è
veloce e la lettura scorrevole.
- Montalbano, commissario
di Vigata, uomo simpatico, furbo ed intelligente;
- Mimì Augello, vice
commissario, collaboratore ed amico di Montalbano;
- Livia, fidanzata di
Montalbano, premurosa e dolce;
- Fazio e Catarella, collaboratori di Montalbano, fedeli
e divertenti;
- Francois, figlio di
Karima, bambino intelligente e sensibile.
A mio parere il libro è travolgente ed interessante. Nonostante
sia il primo libro che leggo di Camilleri non ho avuto alcuna difficoltà neanche
con le parole in dialetto siciliano che si trovano nel testo e ho affrontato la
lettura divertendomi. Mi ha conquistata completamente la storia, così intricata
e particolare e mi ha colpita l’idea di Stato che ne viene fuori. Nel libro
vengono messi a confronto due servitori dello Stato: Montalbano che rappresenta
la giustizia e Pera che rappresenta il male dello Stato, il potere corrotto. Ho
apprezzato anche la figura di Montalbano che cambia nel corso della narrazione.
Se all’inizio era un po’ burbero e poco propenso ai sentimenti, alla fine del
libro appare dolce sia nei confronti di Livia che nei confronti del padre. Mi
ha delusa, sinceramente, la figura di Catarella che non è così divertente come
mi aspettavo; mi ha fatto sorridere invece Augello che, essendosi preso una
cotta per Livia, fa continuamente ingelosire Montalbano. Ammetto di essere
stata colpita positivamente da Camilleri e credo che presto comprerò un’altra
indagine del simpatico commissario.
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