Commento personale all’intervista ad
Andrea Camilleri “il maestro senza regole”
Carmen D’Angelo V A Liceo Classico
Andrea Camilleri, che non sente suo il titolo di maestro, è uno
tra i più grandi scrittori e registi teatrali ancora in vita e mantiene alto il
nome della Sicilia in tutto il mondo. Sua caratteristica è
senza dubbio il saper comunicare, in modo semplice ma diretto, con i propri
lettori, i quali non soltanto sono innamorati delle sue storie, ma anche del
suo modo di raccontarle. Giovane talento si sposterà presto a Roma per studiare
presso l’Accademia teatrale, raggiungendo il successo come scrittore quando
ormai tutti i suoi sogni si erano già realizzati. Per conoscere veramente
questo autore prolifero bisognerebbe leggere ogni singolo romanzo, poiché essi,
più o meno, riescono a dare un quadro generale ma completo di ogni singola
sfumatura della sua lunga ed intensa vita. Queste “sudate carte” non vengono
viste come frutto di un lavoro duro e complicato; infatti si rifà
metaforicamente all’ideale di una trapezista di circo equestre: la vediamo
bella e sorridente mentre esegue un triplo salto mortale senza far trapelare la
fatica dell’allenamento perché, se lo facesse, rovinerebbe quel godimento che
si prova guardandola. È questo che Camilleri
vuole essere: lo scrittore che non dà a vedere la fatica dello scrivere.
Scrivere, quindi, non è un lavoro, bensì un divertimento. Ciò che porta al
successo questo grande scrittore è la pubblicazione delle inchieste del
commissario Montalbano, commissario di polizia del commissariato più
“particolare” di Vigata e dintorni. Le sue avventure hanno portato la fama
dell’autore oltreoceano, grazie alle numerose traduzioni dei suoi romanzi. Ma
il tutto non nasce dal niente e ovviamente c’è qualcuno che ha “concimato”
queste sue tendenze letterarie. Il merito è della nonna Elvira che, sin
dall’infanzia, ha fatto sì che questa inclinazione diventasse sempre più
notevole. È appunto grazie alla nonna e ai suoi racconti che questo grande
scrittore arricchisce il suo modo di vedere la realtà dando nuove sembianze
alle esperienze da lui vissute. Ma, d’altronde, buon sangue non mente! Chi l’avrebbe detto che il grande Luigi
Pirandello fosse cugino della nonna? Ovviamente sono gli affetti familiari che
lo aiutano ad affrontare tutte le
difficoltà: infatti importanti furono i genitori, soprattutto il padre che non
gli insegnò niente di nuovo se non l’essere se stesso. Importante è la figura di sua moglie che, nell’ombra, è
sempre stata accanto al marito diventando
il critico per eccellenza dei suoi romanzi. Gli affetti sono quindi ciò
che rendono la vita degna di essere vissuta riempiendola di esperienze e di
emozioni che ritroviamo in splendidi racconti capaci di far sognare i lettori
di tutte le età.
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