Commento personale all’intervista ad
Andrea Camilleri “il maestro senza regole”
Elisa Miceli V A Liceo Classico
Il maestro senza regole: è questa la definizione utilizzata per descrivere Andrea Camilleri, l’uomo che lascia, secondo me, un segno indelebile nella letteratura italiana contemporanea. Un maestro che, nonostante l’immenso bagaglio culturale, non vuole essere definito tale. Un uomo povero di superbia ma ricco di ricordi, per mezzo dei quali ci trasmette valori inestimabili.
Camilleri, infatti, nella
sua attività giovanile di docente di recitazione, faceva proprio del ricordo lo
strumento per trovare l’eccezionale nel quotidiano, per insegnare ai suoi
allievi a scoprire il mondo, lavorando sulle emozioni ed indirizzandoli verso
le loro naturali inclinazioni, rendendoli semplicemente se stessi. La libertà
è, certamente, uno dei valori in cui maggiormente crede il padre di Montalbano,
un ideale insegnatogli dal professore di liceo e che oggi lo rende così slegato
dai beni materiali e timoroso solamente di perdere gli affetti: non è il denaro
a costituire la felicità per Camilleri, ma la sua vita semplice e tranquilla e
l’amore della moglie Rosetta. Un affetto rimasto immutato da oltre
sessant’anni: lo scrittore ricorda con piacere il giorno del suo ottantanovesimo
compleanno, in cui Rosetta gli regalò lo
stesso libro donatogli sessant’anni prima nella medesima occasione, come a
sancire questa unione pura, che ha attraversato i decenni senza mai scalfirsi.
Nonostante il maestro senza regole affermi che non esiste un libro
che lo rappresenti, è inevitabile notare come l’autore abbia trasfigurato tutto
se stesso nel commissario Montalbano, a cui deve gran parte del suo successo
letterario. La nostalgia per il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli
della soleggiata Sicilia e per lo sciabordio dell’acqua, si traduce nell’amore
per il mare di Montalbano, così come la passione per la cucina, per il gentil
sesso e per la lettura. La grandiosità di Camilleri sta proprio nel riuscire a
costruire un universo estremamente reale, abitato da personaggi animati da vizi
e virtù, che riesce a rendere ancora più verosimili grazie all’utilizzo di
espressioni del dialetto siciliano, che demarcano in maniera evidente il
rapporto fra l’autore e la sua terra natale. L’esperienza letteraria di Camilleri
non inizia nel più roseo dei modi: fu la morte del padre a spingerlo a
pubblicare il suo primo romanzo, dedicato all’uomo “ che non seppe insegnarmi nulla, se non ad essere ciò che sono”, una
dedica che contiene l’ideale camilleriano di rimanere, nel bene e nel male,
sempre se stessi e che porta lo scrittore ad elaborare una visione positiva
della vita, definita come un “ticket”. Alla nascita, infatti, ciascuno di noi
riceve un “biglietto” che contiene già l’immenso bagaglio di gioie e dolori che
andrà a costellare la nostra esistenza e che non possiamo fare altro che
accettare con un sorriso. Ciò che colpisce maggiormente leggendo o ascoltando
Camilleri è, nonostante l’età, la capacità di conquistare il pubblico con poche
battute. I suoi vividi ricordi, che ci svelano un Camilleri che è stato un
bambino vivace, che si cacciava nei guai ed amava la vita semplice e
spensierata che conduceva, sono raccontati con una sottile punta di ironia e
trasmettono al giovane di oggi, sopraffatto dal materialismo e dalla
tecnologia, valori inestimabili che dovrebbe fare suoi.
“Il ladro di merendine” e “Una lama di luce”
di Andrea Camilleri
“Il ladro di merendine” - A Vigata, paese immaginario della Sicilia, si susseguono una serie di eventi: la morte in seguito ad un’esplosione di un marinaio tunisino, l’omicidio del commerciante Aurelio Lapecora, trovato accoltellato in ascensore, e la misteriosa scomparsa della bellissima tunisina Karima Moussa. Il commissario Montalbano, impegnato tra l’altro ad evitare la promozione a vicequestore che significherebbe una rinuncia ai propri capricci investigativi, sospetta un collegamento fra le due morti violente. Ed il geniale commissario non si sbaglia.
“Una lama di luce”- In seguito ad un
disastroso sbarco di migliaia di tunisini, avvenuto presso Lampedusa, il
commissario Montalbano decide di rifugiarsi nella nuova galleria d’arte di
Vigata, gestita dall’affascinante Marian, una donna con cui intreccia una
relazione amorosa e che lo turba talmente tanto da portarlo a dubitare
dell’amore provato per Livia, l’eterna fidanzata. Mentre cerca di far chiarezza
tra questi dubbi, Montalbano si trova coinvolto nell’indagine dello stupro
della giovane Loredana, moglie di Salvatore Di Marta, ricco proprietario di un
supermercato. Il caso, che sembra non avere soluzione, assume una svolta
significativa quando Carmelo Savasano, ex-fidanzato di Loredana, viene trovato
morto: un risvolto che incrimina Di Marta, con il movente della vendetta per lo
stupro della moglie. Ma Montalbano non è convinto. Contemporaneamente il commissario cerca di far luce sul caso di
tre tunisini coinvolti in un traffico di armi. Uno di questi viene trovato
morto in una bara abbandonata in campagna.
Entrambe le inchieste
presentano un’alternanza di sequenze narrative caratterizzate da un ritmo narrativo veloce,
psicologiche che invece rallentano la narrazione e dialogiche che mantengono il
ritmo in equilibrio. Sono rare le sequenze descrittive.
Le lunghe pause, i
flashback, i flussi di coscienza, i monologhi interiori presenti nei racconti
ci aiutano a comprendere la psicologia dei vari personaggi che, come noi, sono
uomini che hanno sentimenti, ricordi, emozioni e ciò permette di renderli
ancora più reali.
Le inchieste sono ambientate in epoca contemporanea, in un
paesino immaginario in provincia di Agrigento e le vicende, verosimili, si
svolgono alternativamente in spazi chiusi ed aperti. Il registro stilistico
utilizzato in entrambe le inchieste è informale ed ironico; il lessico
semplice, colloquiale e vicino al linguaggio odierno, è caratterizzato dalla
presenza di termini dialettali.
Caratterizzazione dei personaggi
Personaggi presenti in entrambi i romanzi:
- Salvo Montalbano è il
protagonista dell’inchiesta, commissario di Vigata, dall’umore instabile,
amante della cucina e del genere femminile. Non abbiamo un vera e propria
caratterizzazione fisica di questo personaggio, in quanto Camilleri dà
maggiormente spazio alla descrizione dell’aspetto psicologico. Da quanto si
evince, il commissario è un uomo privo di ambizioni, ma molto intelligente e
perspicace, capace di trovare la soluzione del caso su cui indaga osservando
semplicemente la realtà che lo circonda; inoltre riesce a conquistare la
fiducia di chi interroga, facendo scattare un meccanismo di complicità. Egli
non è l’eroe, privo di sentimenti, che mostra di essere: in realtà è un uomo
sensibile, un uomo che è figlio ed amante, un uomo che ha rimpianti nel passato
e nel presente, un uomo che prova amore ed odio.
- Mimì Augello, grande
amante del genere femminile, è il vice-commissario che Montalbano da un lato
stima, dall’altro lo vede come un rivale, non solo dal punto di vista
lavorativo, ma anche dal punto di vista amoroso. Augello, infatti, dimostra
un’evidente simpatia per Livia, l’eterna fidanzata di Montalbano.
- Catarella costituisce
la vena comica del racconto. Nonostante si esprima con una lingua
“maccheronica” che spesso crea situazioni imbarazzanti ed incomprensioni, è
apprezzato da Montalbano per la sua abilità con il computer.
- Fazio è un grande amico
e prezioso collaboratore del commissario, del quale riesce sempre a comprendere
il pensiero.
- Livia è l’eterna
fidanzata di Montalbano, vive a Boccadasse,
è capricciosa e gelosa, sempre pronta ad iniziare una lite col commissario.
È interessante notare come i personaggi di Camilleri abbiano
vizi e virtù e, come gli uomini reali, invecchino e nutrano quei dubbi, rimpianti e paure tipici della vecchiaia.
Montalbano, che ne “Il ladro di merendine” appariva così giovane e sicuro di
sé, ne “Una lama di luce” diventa fragile e timoroso e fa emergere le sue
paure, i desideri nascosti, i rimpianti; ha paura della solitudine, tanto amata
in giovinezza; rimpiange di non avere
amici fidati, di non aver sposato Livia, di non aver adottato Francois. Lo
stesso si può dire per Livia: ormai rassegnata alla mancanza di un’unione
matrimoniale, ha paura di perdere il suo commissario, paura di non appagarlo
più, paura di essere sopraffatta da un grande dolore (come quello della morte
di Francois che la lega indissolubilmente a Montalbano).
Personaggi de “Il ladro
di merendine”
- Karima Moussa, madre di
Francois, è una prostituta tunisina, molto bella, coinvolta in un traffico di
armi.
- Aurelio Lapecora, ricco commerciante, è l’amante di
Karima.
- Francois, figlio di Karima,
nonostante la sua giovane età (infatti il bambino ha solo sei anni), dimostra di
essere molto sveglio e dotato intellettualmente. Sarà proprio il piccolo tunisino,
con cui Livia instaura un rapporto di materna complicità, a risvegliare nel
commissario un istinto paterno che lo porterà a riflettere sugli errori del suo
passato e su una sua futura unione con
Livia.
- Aisha , un’amica di
Karima, aiuterà Montalbano a risolvere il caso ed a trovare il
piccolo Francois.
- Fahrid, membro
di una società segreta tunisina, coinvolta in un traffico di armi, con la morte
del terrorista Ahmed Moussa, fratello di Karima, decide di mettere a tacere quest’ultima.
Personaggi di “Una lama
di luce”
- Loredana Di Marta, giovane
e bellissima ventenne, coinvolta in una caso di stupro, è la moglie del ricco
Salvatore Di Marta, proprietario di un supermercato.
- Valeria Bonifacio, migliore amica di Loredana, è tanto bella e
sensuale quanto furba e abilissima tessitrice di inganni.
- Salvatore Di Marta, ricco
proprietario di un supermercato, follemente innamorato della giovane moglie,
della quale denuncia lo stupro.
Ho trovato la lettura dei due romanzi, nonostante qualche
difficoltà iniziale dovuta all’uso del dialetto siciliano, molto coinvolgente
perché nella mia mente, man mano che proseguivo nella lettura, si creavano
immagini reali e mi immedesimavo nei vari personaggi della storia. Nonostante siano ambientate a distanza di
anni, le due inchieste possono essere considerate l’una la continuazione
dell’altra. Infatti, anche se profondamente diverse, le storie sono unificate
dal personaggio di Francois; piccolo e precoce per la sua età ne “Il ladro di
merendine”, giovane venticinquenne,
coinvolto in un traffico d’armi, in “Una lama di luce”. Ciò che mi ha colpita
notevolmente nei due romanzi è come il personaggio di Montalbano invecchi negli
anni. Camilleri scava profondamente nella psicologia del commissario e ci
mostra un uomo che, al di là dell’apparente sicurezza del ruolo che ricopre,
deve confrontarsi con l’amore, il dolore, la rabbia e la paura. Montalbano,
prima che commissario, è un uomo che sente il peso degli anni, rimpiange il
passato, soffre la solitudine. Di fronte all’amore provato per Marian, che egli
interpreta come una debolezza, riaffiorano i rimorsi di scelte irreversibili di
vita: il desiderio e la mancata maternità di Livia; la sfida di fronte alla
paternità, a cui si sottrae per il timore del cambiamento e la
paura di essere inadeguato; il dolore per la perdita di Francois, che lo lega
indissolubilmente alla fidanzata. Tutti questi elementi fanno affiorare nel commissario una profonda
angoscia, che lo rende umano e particolarmente vicino al lettore.
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