Commento personale all’intervista ad
Andrea Camilleri “il maestro senza regole”
Nausicaa Aricò III B Liceo Classico
Rivedere l’intervista integrale di
Andrea Camilleri fatta da Teresa Mannino mi ha permesso di soffermarmi su
alcuni punti e messaggi che l’autore vuole trasmettere con parole semplici e
dirette ai suoi ascoltatori e alle persone che vedono in lui un vero e proprio
maestro. Una delle prime cose che mi ha
colpita è stato il paragone con la trapezista del circo che si mostra
sorridente e preparata facendo il triplo salto mortale e, nonostante il
pericolo, non fa vedere la fatica dell’allenamento perché, se lo facesse,
rovinerebbe il godimento che lo spettatore sta provando. Mi ha elettrizzata per
il fatto che, nonostante i numerosi sforzi e l’intenso impegno, la gente vedrà
il lato migliore del suo lavoro e rimarrà affascinata dalla leggerezza e
tranquillità che mostra nel salto. Man mano che l’intervista prosegue, il
colloquio diventa più confidenziale e
personale. L’autore si esprime facendo trapelare anche vari sentimenti, come la
nostalgia e il ricordo. Quando parla di sua nonna Elvira e di quella stranezza
che la rendeva speciale, ho provato un tremito pieno di emozione, anche a
causa delle immagini che accompagnavano questi ricordi. Mi è capitata la stessa
cosa quando Camilleri ammette che gli manca il suo paese e il tranquillo rumore
del mare, rievocando la sua terra e i suoi splendori. La scena più “dura” e
forse una delle più intense è stata quando Camilleri racconta un episodio che
riguardava una sua professoressa, povera zitella che insegnava chimica. Successe
che le fecero trovare sulla cattedra un preservativo e gli studenti affermarono
che un altro professore, di nome Cassesa, lo aveva dimenticato. Sfortunatamente
il giorno dopo avevano lezione proprio con questo stesso insegnante che,
entrando serissimo in classe, li accusò di essere dei piccoli vigliacchi poiché
si approfittavano dell’ingenuità di una povera donna e li fece riflettere sulla
meschinità di quel gesto assurdo. La frase: “che uomini siete, che uomini
diventerete” ha fatto breccia nel mio cuore, portandomi a credere che certi
comportamenti influenzano la propria persona, quella stessa che verrà formata
in futuro. Un’altra frase che mi ha colpita è stata: “Alla nascita ti danno
un ticket, un biglietto, nel quale è compreso tutto: la malattia, il piacere,
il dispiacere; è compresa la giovinezza bellissima, la maturità; è compresa
anche la vecchiaia, la serenità e la morte. Non puoi rifiutarti di
morire, è compreso nel prezzo del biglietto, quindi o l’accetti serenamente e
te ne fai una ragione o sei un povero coglione”.
Quando Teresa Mannino e Andrea Camilleri
si sono salutati, mi sono sentita vuota, come se quell’ “addio” mi avesse
segnato l’anima: la scena finale, in cui si abbracciano amichevolmente e
davvero affettuosamente, mi ha fatto venire la pelle d’oca. Il silenzio
che accompagnava entrambi era intenso, mi ha avvolta completamente, facendomi
riflettere su un detto famoso: “A volte il silenzio vale più di mille
parole”.
“La vampa d’Agosto”
di Andrea Camilleri
La storia si apre con Livia che chiede a
Montalbano di cercare una villa in affitto per una coppia di suoi amici con un
bambino piccolo per la settimana di Ferragosto. Il caso vuole che Montalbano
trovi una villa proprio come la vuole la fidanzata, ma questa scelta gli
provocherà non pochi danni.
Durante il soggiorno di questi, la casa
viene infestata da diversi tipi di animali: il terzo giorno dagli scarafaggi,
il quinto dai topi e l’ultimo da diversi tipi di ragni. Quando tutto sembrerà
risolto, un altro evento tragico colpisce la famiglia: il loro figlioletto di
nome Bruno scompare insieme al gatto Ruggero nel cortile della villetta. Sarà
proprio il gatto, che compare e scompare, a permettere il ritrovamento da parte
del commissario del bimbo scomparso, il quale si era andato a ficcare in quella
che inizialmente sembrava essere una cavità nel terreno; successivamente però
si scoprirà che è un piano sotterraneo della villetta, fatto costruire
abusivamente. Qui il commissario scoprirà un baule, nel cui interno troverà il
cadavere di una sedicenne stuprata e avvolta in un telo di nylon, in seguito si
scoprirà essere Caterina “Rina” Morreale. Inizialmente il commissario sospetta
di Ralf, il figliastro tedesco del proprietario della villa ma la verità verrà
presto a galla.
La storia si svolge ai giorni nostri, a
Vigàta, una cittadina situata nell’altrettanto immaginaria provincia di
Montelusa. Il ritmo narrativo è
veloce per la presenza di molte sequenze narrative. Nella storia prevale la
fabula poiché la narrazione avviene secondo l’ordine cronologico. La
voce narrante è esterna. Traendo spunto dalla
realtà, Camilleri introduce nei suoi libri numerosi temi: nella “Vampa
d’Agosto” come in altri si trovano temi come l’uso di materiale scadente
nella costruzione degli edifici, l’assunzione di extra-comunitari non in regola
(es. La morte dell’arabo fatto passare per un incidente), di appalti o
appartamenti (es. piano abusivo) truccati, di società di comodo, di complicità
mafiose e politiche. Ed ancora ci
troviamo di fronte a numerose macchinazioni, false testimonianze e sotterfugi,
per far passare un delitto di mafia per una questione d’onore.
Caratterizzazione
dei personaggi
- il commissario
Salvo Montalbano ha ben 55 anni, si trova in una sorta di “crisi di mezza
età” e viene messa in discussione la sua fedeltà a Livia. Si vede un Montalbano
sconfortato per la giovinezza perduta, si lascia sedurre e sopraffare da una
ragazza bellissima e, come un bambino, si perde nel suo abbraccio. Alla fine si
nota un personaggio umiliato e offeso, sentimenti suscitati dall’essersi preso
in giro da solo e soprattutto dall’essersi fatto prendere in giro, in un
momento di debolezza, proprio da una ragazza più giovane di lui.
-
Adriana Morreale è una bellissima ragazza dagli occhi azzurri e i
capelli biondi “Testa di pallido oro/ con occhi d'azzurro cielo”. La giovane ha circa 22 anni, è molto spigliata e
studia medicina a Palermo. Essendo la sorella gemella monozigote della ragazza
uccisa, Adriana viene convocata al commissariato e, successivamente, tra lei e
Montalbano nasce una complicata relazione. Si
rivelerà una ragazza subdola e calcolatrice, capace di ingannare una persona
per raggiungere il suo scopo.
- Giuseppe
Fazio ricopre il ruolo di ispettore ed è uno dei
principali collaboratori del commissario. Ha un carattere riservato e, come
Montalbano, dotato di un notevole istinto nel risolvere i casi. Secondo
Montalbano, Fazio è un “patito dell’anagrafe” perchè tende a specificare tutti
i dati anagrafici di un indagato durante un’indagine, compresi quelli inutili e
superflui.
- Michele
Spitaleri è il geometra che ha progettato
il villino, compreso il piano abusivo, di Angelo Speciale in cui è stato
trovato il corpo della vittima; dai dati anagrafici forniti da Fazio al
commissario, sappiamo che è nato il 6 Novembre 1960 e che sua sorella è
maritata con Pasquale Alessandro, attuale sindaco di Vigàta, e quindi suo
cognato.
“La vampa d’Agosto” di Andrea Camilleri è, secondo
me, un libro assai complesso ma, nonostante la trama sia leggermente
caotica, sono riuscita ad apprezzarlo.
Non escludo che alcune
parti mi sono risultate difficili da comprendere a causa del siciliano utilizzato
dal maestro che mi ha messa in confusione. Tuttavia
ho ammirato il sarcasmo presente nel personaggio di Montalbano che, nonostante
i cinquantacinque anni e le sue debolezze, si è fatto sentire, specialmente nei
dialoghi con il Dottor Pasquano e il pm Tommaseo. Non ho particolarmente apprezzato il personaggio di
Adriana, non perché non fosse ben costruito, ma per il suo modo di fare,
calcolatore ed ingannevole. Premetto che
tutti i cattivi dei libri in qualche modo mi affascinano e catturano la mia
attenzione, forse più del protagonista stesso, ma la Morreale è così sensuale e
allo stesso tempo banale che è riuscita a farmi rientrare nel cerchio dell’indifferenza.
L’unico personaggio che
sono riuscita a gradire per la sua serietà e al contempo per la sua ironia è
stato l’ispettore Fazio che, anche grazie alle conversazione tra lui e
Montalbano tipiche alla “Holmes-Watson”, è riuscito a imporsi nel libro.
Avrei invece voluto
scoprire di più su Angelo Speciale e il figliastro Ralf, qualcosa riguardante
la loro vita in Germania o la loro storia, per renderli più complessi ed interessanti introducendoli
come veri e proprio personaggi principali, nonostante la loro prematura morte.
Ovviamente questo è un pensiero soggettivo che io, essendo una patita di
flashback e “vita passata”, non potevo di certo omettere.
Confronto libro-film e considerazioni
Come è tipico di ogni adattamento
cinematografico tratto da un libro, le differenze tra i due sono notevoli e
spesso causano confusione. Non sono mai stata una pignola che giudica
aspramente i lavori del piccolo o grande schermo, poiché nonostante la
disuguaglianza, calcolo sempre l’impegno degli attori, la trama ben riprodotta
e ovviamente le inquadrature e gli effetti.
Nonostante ciò, Montalbano ne “La
vampa d’Agosto” televisiva,
secondo me, è stato un vero e proprio flop. Non ho apprezzato per niente
l’inizio del film, soprattutto perché hanno modificato una scena decisiva. Nel libro infatti Montalbano doveva trovare
una viletta da affittare per gli amici di Livia che sarebbero arrivati con lei
da lì a poco. Quella trovata dal commissario, vicino al mare, era stata fatta costruire
da Angelo Speciale, emigrato in Germania, il quale era morto poco dopo e non aveva
potuto beneficiarne. Nel telefilm, invece, Montalbano si reca nella viletta del
suo collega Mimì, da poco affittata, il quale gli offre un pranzo a base di
pesce e viene nominato il nome di Speciale con una fretta quasi soprannaturale,
trattato in modo superficiale, cosa che non dà allo spettatore il tempo di
avere le informazioni necessarie.
Nel libro il bambino si chiama Bruno ed
è il figlio di Laura e di Guido, i due amici di Livia; mentre nel telefilm il
piccolo prende il nome di Salvo ed è figlio di Mimì e sua moglie.
Nel telefilm non c’è nessun riferimento,
come nel libro, all’invasione di ragni, scarafaggi e topi che penetrano nella
villetta, cosa che porta alla
convinzione che la casa sia maledetta.
Nonostante lo stravolgimento della
trama, il fatto che mi ha dato più fastidio è sicuramente la scelta
dell’attrice che interpreta Adriana: non intendo criticare Serena Rossi, che
ritengo un’attrice passabile, ma alludo al fatto di non aver tenuto
assolutamente conto della descrizione fatta da Camilleri; mi spiego meglio: nel
libro Adriana è descritta come una donna bellissima, dagli occhi azzurri e capelli
castano chiaro quasi biondo; invece nel film presenta carnagione olivastra,
capelli ricci e scuri ed occhi marroni… quindi esattamente l’opposto, a quanto
pare.
Per concludere non ho amato la
recitazione di quasi tutti gli attori principali, poco convincenti e per niente
degni della mia considerazione, sono rimasta veramente delusa!
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