“La mia Londra”
di Simonetta Agnello Hornby
Maria Grazia Trimboli VA Liceo Classico
“In una città nuova, mi
lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare a niente, cammino, mi guardo
intorno, mi unisco a una piccola folla curiosa, prendo i mezzi pubblici, compro
il cibo di strada e mangio nei posti meno frequentati. Faccio una sosta, seduta
su una panchina in un parco, bevendo una bibita in un caffè o appoggiata alla
facciata di un edificio, come una mosca su un muro: e da lì osservo, odoro,
ascolto. Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si rivela.” È così che, la scrittrice Siciliana, Simonetta Agnello Hornby,
descrive la propria esperienza individuale, all’interno di un libro di 272
pagine, in un viaggio compiuto a Londra nel Settembre del 1963, a sole tre ore da Palermo via aereo.
Questo è un libro che diviene inno per la città di Londra, in continuo
mutamento. In un primo momento si recò lì per apprendere la lingua e comprese
che esisteva un mondo completamente diverso, dove poteva pur essere un’aliena,
ma non si sentiva estranea. In questa città si trovò costretta a crescere,
diventando adulta. La protagonista del libro “La mia Londra” ritornata
per la seconda volta dopo qualche anno si sposa acquisendo un cognome inglese,
ha due figli e deve unire il proprio modo di essere siciliana con il nuovo
stile di vita londinese. Attraverso le sue parole, il lettore sarà condotto per
le strade di Londra alla scoperta di luoghi nascosti, non solo quelli che da
turisti la maggior parte dei viaggiatori ha frequentato. Detiene un ruolo fondamentale
la scoperta di Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, all’età
di ventisette anni, cercando un lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed
è considerato il padre dell’illuminismo inglese. Johnson stesso affermò:
<<Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere>>. Ricordando
ogni momento della sua vita, legato al suo arrivo, al primo teatro o
tramezzino, così come alla vita con i suoceri, con gli amici e al suo studio
legale, la scrittrice ci parla di Londra. Ci ritroviamo a percorrere i viali di
Londra, ad assaporare i suoi piatti preferiti, vagare nei sobborghi colmi di
storia; curiosiamo nei mercatini; visitiamo monumenti e apprendiamo anche il
perché siano nati i pub o la motivazione per la quale i politici inglesi siano
tanto benvoluti dal popolo stesso. Ogni capitolo è intitolato e ogni titolo è
seguito da una citazione di Samuel Johnson. Egli, come la nostra autrice, si
trasferisce a Londra in età adulta e di lei si innamora e parla nel suo poema “London”.
Simonetta ha visto in lui un amico che ha svolto il ruolo di guida, tanto che
nel suo libro fa riferimento ad aneddoti che hanno Johnson come protagonista.
Questi giovano a far capire a noi lettori lo spirito londinese o quella che per
Simonetta è la vera essenza dei londinesi: parlando di questi come un popolo
generoso per la loro città.
L’autrice, vittima di un fatale colpo di fulmine, racconta come
l’anima della città si sia mostrata a lei, un giorno dopo l’altro, nelle
abitudini che fanno di alcuni luoghi appuntamenti quotidiani, nel contratto con
la gente che porta il volto del mondo, in quella collezione di memorie
storiche, letterarie, addirittura mitiche che si sono avvicendate senza
cancellare i passi precedenti, in quel diario smisurato di vite che è la città
di Londra.
<< Passeggiando per
le strade, i giardini e le piazze, questa immensità quasi non la percepisco;
sono attratta dalle stradine, dai vicoli, dai portici delle case e finisco per
convincermi – sbagliando che quel microcosmo è la vera Londra. Mentre è
semplicemente la mia Londra. >>. Scrivere un libro tale, secondo me, è stato un impegno notevole.
Inizialmente ho trovato difficile comprendere le sue parole perché la Hornby parla
sempre in prima persona e delle sue vicende personali tanto che ho pensato di
essere di fronte ad una biografia non ad un romanzo. Lei stessa afferma che si
tratta di “una dichiarazione di amore a
una grande città e ai suoi abitanti”.
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